lunedì 21 dicembre 2009

II semestre 2009...Yerevan!!

19.12.2009 Paris,
Aereoporto Charles de Gaulle

In attesa di volare per l’ennesima volta, mentre viene annunciata l’ultima chiamata del volo Air France per Rio di Janeiro che non prenderò mai e mentre apre il check-in del prossimo aereo per Helsinki al terminal 2D, mi ritrovo a dover attendere 6 ore prima che il mio volo AZ7377 per Torino decolli.
Decido quindi di approfittarne per prendermi cura di questa creatura che da troppo tempo trascuro… non per mio disinteressamento, ma per non avere avuto il tempo materiale durante tutti questi mesi di aggiornare il blog del Dr. Gonzo sulle mirabolanti avventure dell’”Avvocato per caso”.
C’è da dire che di novità da raccontare dalle vicissitudini mozambicane ad oggi ce ne sarebbero moltissime… sia vissute a livello personale e professionale dal sottoscritto, ma anche alcune riguardanti il Bel Paese ed il suo rapporto a dir poco tutto particolare con la Giustizia dopo l’avvento al potere del Cavaliere dal volto insanguinato…
Dopo un’estate vissuta tra la Sicilia e Malta, isole accomunate dal triste rimpallo di responsabilità circa il dovere di accoglienza dei migranti che sbarcano nel nostro continente in cerca di una vita migliore, durante Settembre il destino del Dr. Gonzo ha incrociato delle splendide opportunità per aggiustare la rotta della Sua carriera professionale alla deriva da quella condotta specchiatissima e illibata che dovrebbe contraddistinguere l’avvocatura.
Dapprima il Consiglio Nazionale Forense mi ha selezionato per prendere parte ad un progetto chiamato “Les Avocats au service des Avocats” organizzato dall’Agenzia di Cooperazione Giuridica Internazionale “Acojuris” e da “Avocats sans Frontieres” in collaborazione con l’Ordine Nazionale Forense italiano, francese e spagnolo. L’ambizioso progetto si occupa di formazione di avvocati in paesi nei quali il diritto alla difesa ed i diritti umani vengono violati (nello specifico trattasi di Algeria, Armenia e Colombia) ed io ne entro a far parte in qualità di formatore.
Successivamente “Save the Children- Italia”, la più grande organizzazione non governativa che si occupa di minori, mi coinvolge in qualità di project officer al progetto “CITY” per l’analisi delle buone prassi e delle debolezze del sistema giustizia minorile italiano con particolare focus sui minori stranieri, finalizzato ad una comparazione con le realtà della Francia, del Marocco e della Romania.
Insomma come sempre il vostro avvocato per caso lascia che il fiume di eventi lo trascini verso luoghi e realtà nuove, conscio che l’unica cosa che non muta è proprio il mutamento…
Si delineano le tempistiche ed i ruoli del progetto “Avvocati al servizio degli avvocati” e vengo assegnato alla missione in terra armena.
Non conoscevo granchè dell’Armenia, a parte il genocidio commesso nel 1915 da parte della Turchia che ha sterminato oltre un milione di armeni, dando inizio ad un secolo di orrore genocidiario che dall’armenia si è spostato all’Olocausto ( e leggo proprio oggi che ad Auschwitz ignoti hanno rubato la scritta “Arbeit mach frei” che troneggiava sinistramente all’ingresso… il sonno della ragione continua a generare mostri…) per poi toccare la terra d’Africa con gli stermini in Rwanda tra Hutu e Tutsi ed in Darfur perpetrato dalle milizie janjaweed con la collusione del governo sudanese, senza dimenticare il recente Congo e il conflitto serbo bosniaco dei Balcani degli anni novanta…
Certo avevo sentito nominare Charles Aznavour, musicista e cantautore armeno, così come avevo letto dei testi di Gurdjeff, filosofo e inventore di danze sacre che conducono a livelli superiori di coscienza e meditazione, infine ricordavo vagamente le notizie del terribile terremoto che sconvolse quella zona del Caucaso negli anni ’80 ma posso onestamente confessare che le mie conoscenze circa l’Armenia non andavano molto oltre…
Circa una settimana fa mi ritrovavo in questo stesso aeroporto in attesa di un aereo per Yerevan… finalmente si erano definiti i tempi ed i modi della missione in Armenia e davanti a me si presentava qualcosa di nuovo, un grosso punto interrogativo…stavo per recarmi nella capitale dell’Armenia per formare 10 avvocati armeni in materia di diritti umani e strumenti internazionali per assicurare il diritto alla difesa. Al mio fianco il supporto e l’esperienza di un collega francese che in questi giorni mi ha fatto riflettere parecchio sullo stato di salute del diritto internazionale e sulle direzioni da intraprendere su questo percorso…
Devo ammettere che adoro viaggiare perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo e fantastico del mondo che letteralmente mi spiazza.
Anche in questo viaggio ho visto realtà del pianeta che mi hanno conquistato e che per questa ragione il Dr. Gonzo vorrebbe condividere con voi…
Ho visto un paese affascinante, dove si incrocia un passato sovietico facilmente riconoscibile dagli edifici imponenti e dall’uso massiccio dell’alfabeto cirillico; una fortissima influenza delle religione cristiano armena apostolica testimoniata dalle numerosissime chiese e monasteri in tutto il Paese; ma si sente anche la presenza dell’Oriente…(l’Armenia confina con l’Iran…) nei mercati dove l’odore ed i colori delle spezie inebriano gli avventori.
Ho notato le contraddizioni di questo paese davanti ai semafori dove si affiancano i taxi Lada sgangherati e vecchi di 30 anni e i Suv costosissimi di Bmw e Mercedes scintillanti…
Ho conosciuto giovani avvocati che credono profondamente nella loro professione e si battono quotidianamente per i diritti umani correndo anche rischi personali per la loro sicurezza, più tendenti verso gli ideali di giustizia che alle ragioni del proprio portafoglio…ma che si ritrovano davanti un muro insormontabile di corruzione, violenza e discriminazione…
Ho gustato la deliziosa cucina armena: le dolma, carne e riso avvolta in foglie di vite proprio come quelle che so incontrano a Cipro o in Grecia; il manti, delle specie di tortellini di carne davvero deliziosi, la frutta candita ipercalorica ed ipergustosa,… insomma un’esperienza culinaria inaspettatamente unica!
Non ho potuto fare a meno di provare quotidianamente il rinomato brandy armeno… tradizione a cui pare sia impossibile sfuggire…
Ho ammirato il monte Ararat, vero e proprio simbolo sacro per gli armeni ove secondo la Bibbia (Genesi 8.4) si sarebbe arenata l’Arca di Noè, il suo profilo che si staglia all’orizzonte, imponente ed irraggiungibile in quanto si trova in terra turca…
Ho parlato con il popolo armeno, gente di un’ospitalità senza limiti, sebbene l’incomprensione linguistica costituisca a volte un ostacolo insormontabile..
Tutto ciò ha lasciato un segno dentro di me, un frammento di esistenza che si aggiunge…oltre all’arricchimento che questa esperienza professionale mi ha dato: un occasione unica di confronto su metodologie di formazione, su competenze tecniche degli strumenti internazionali a difesa dei diritti umani e sulle esperienze a livello nazionale…
In alcuni momenti ero esterrefatto davanti a dichiarazioni di avvocati che evidenziavano quanto l’amministrazione della giustizia fosse arbitraria e manipolata e non ho resistito al bisogno di chiedere quale fosse secondo loro il modo per poter cambiare le storture del sistema…ma mi hanno risposto dicendo che la mia domanda era una domanda prettamente politica e non hanno aggiunto altro…su questa domanda insoluta vorrei concludere il report armeno del Dr. Gonzo citando l’autobiografia di Howard “ Mr. Nice” Marks, che sto leggendo in questi giorni…

-“E’ difficile considerare il traffico d’erba un vero e proprio crimine, Mac”
-“Certo che lo è, non parlare come un criminale, Howard. E’ Illegale.”
-“Credevo fossi d’accordo con me sul fatto che l’hashish non dovrebbe essere illegale. E’la legge ad essere sbagliata, non il commercio.”
-“Si sono d’accordo. Ma fino a quando la legge non cambierà, tu sei un criminale.”
-“Ma non credi, Mac, che abbiamo il dovere di cambiare le leggi cattive, nocive, pericolose?”
-“Si, ma attraverso la legge.”
-“Perciò tu useresti la legge per cambiare la legge?”
-“Naturalmente!”
-“Suppongo, allora che suggeriresti di salvare un uomo che sta affogando dicendogli di bere l’acqua fino a prosciugarla.”
-“Questa è sofisticheria, Howard. E tu lo sai.”


Il Vostro affezionatissimo (e sempre meno per caso…) Avv. Gonzo

mercoledì 15 luglio 2009

ripensando dall'Italia alle avventure africane... chapter 1: Kruger National Park - South Africa

Si apre qui la saga epica di viaggio in terra d'Africa Australe del sottoscritto avvocato Gonzo con Duke Crissi, la fedele compagna di viaggio....

Chapter 1: Kruger National Park - South Africa


Le foto parlano da sè...2 notti e 3 giorni spettacolari... safari!!!





Cheddire.... sebbene alcuni amici avevano presentato il Kruger come un parco nazionale troppo turistico l'avv. Gonzo e Issi Duke hanno adorato quest'escursione...la savana, i leoni, gli elefanti che ti attraversano la strada, le zebre, bufali, ippopotami, leopardi, giraffe... semplicemente fantastico!!



Sono rientrato da quasi 3 settimane dal Mozambico e ancora non ho avuto il tempo materiale di sperimentare il Mal d'Africa...l'estate europea tra Italia, Malta, Svizzera e Spagna non mi ha ancora permesso di rielaborare ex post i dettagli di un viaggio semplicemente incredibile...
Condividerò con voi alcuni degli scatti migliori di mille e mille foto di albe, tramonti, mare, paesaggi, sorrisi...
Stay tuned!
Avv. Gonzo






giovedì 28 maggio 2009

Kanimambo Maputo!

Maputo, 28 Maggio 2009

Il Vostro affezionatissimo Avv. Gonzo vi scrive dall’ufficio UNICRI di Maputo, ormai quasi completamente smantellato.
Domani sara’l’ultimo giorno di lavoro in questo progetto di rinforzo alla giustizia minorile in Mozambico. E’stata un’esperienza unica, intensa e indimenticabile ma, come tutte le cose, destinata ad esaurirsi.
Inutile cercare di raccontare in poche righe 5 mesi di lavoro, sembrerei riduttivo o potrei risultare prolisso, quindi lascio girovagare libere per la mia testa le esperienze maturate, sperando di poterle condividere con voi davanti a un buon bicchiere di vino…
Complessivamente mi sembra sia passato un sacco di tempo dalla mia partenza ma, guardando indietro, i singoli frammenti di questo pezzo di vita si sono susseguiti piu’ rapidamente di quanto immaginassi.
Peraltro era da parecchio che non scrivevo sul questo blog un post che mi riguardasse in prima persona…ma ora e’di nuovo il momento di farlo…da qualche giorno qui a Maputo e’arrivata anche Cristina…mi media laranja, con la quale trascorrero’ le prossime 3 settimane di “meritata” vacanza…3 settimane all’esplorazione del Mozambico ( che purtroppo finora ho avuto modo di conoscere solo sommariamente) tra atolli tropicali, eredita’coloniali portoghesi, immersioni tra squali balena e mante giganti, trasporti improvvisati e safari fotografici alla ricerca di leoni, elefanti, zebre e giraffe…contrattempi ed avvenutre tragicomiche…il programma mi riempie di adrenalina… e sicuramente offrira’ l’opportunita’di conoscere un volto diverso del paese e del suo popolo…sicuramente piu’autentico e rurale…
Saluto Maputo come un vecchio amico che mi ha saputo regalare momenti fantastici, che mi ha fatto conoscere nuove realta’musicali e mi ha permesso di parteciparvi attivamente, saluto il Gil Vicente, Il Nucleo de Arte, Rua de Arte, il prego no pão, il piri piri, il frango, Catembe, la Laurentina, il 33 andares, i pasteis de nata, i sorrisi delle persone che incontro per strada, i frangipani, e molto altro ancora che in questo momento mi sfugge ma che custodisco dentro di me, … saluto Maputo con un bagaglio di amicizie nuove, che spero di incontrare durante le prossime stazioni di questo viaggio… che non ha binari, ne’ fermate ben definite, ma procede senza sosta…
Kanimambo Maputo!
Avv. Gonzo

martedì 26 maggio 2009

CHIANGO !!!



The United Nations and the Government of Mozambique
protecting children’s’ rights


Inauguration of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centres of Chiango

Maputo - Friday, May 15 at 10.30 am, nr. 4 urban district, District Albasine


The United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute (UNICRI), after a long process of rehabilitating the structures, has opened the first Observation Centre and Juvenile Rehabilitation Center in Maputo - Mozambique - on 15th May, 2009.
The opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers is a result of the programme Strengthening of Juvenile Justice in Mozambique, funded by the Italian Government and carried out from UNICRI. The implementation of the programme and its results have been possible thanks to the agreement signed by UNICRI, executing agency, the Ministry of Justice of Mozambique, partner and beneficiary country, and the Italian Ministry of Foreign Affairs, donor of the programme. The programme began in 2005 with the aim of improving the lives of young Mozambicans - in particular of minors at risk or in conflict with the law. The opening ceremony of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers have been attended by many authorities: Her Excellency the Minister of Justice of Mozambique Ms. Benvinda Levi; His Excellency the Ambassador of Italy Mr. Carlo Lo Cascio; Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator in Mozambique; Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI programme coordinator, authorities of the city of Maputo, judges and magistrates of the Court of Minors, most of the Ambassadors in Mozambique, officials of UN agencies operating in Mozambique, NGOs, among others.
The first Observation and Juvenile Rehabilitation Centers will allow children under the age of 16 who commit offences (as established by the new legislative package approved on July 2008) to be followed by social operators, teachers and psychologists in a competent and professional environment. The aim of the establishment of these Centers is to rehabilitate minors through education, psychological guidance and vocational training to ensure their self-sustainability and a proper reintegration into society once completing the rehabilitation cycle. The Centres of Chiango will be able to accommodate 200 children of both sexes in infrastructures comprising of dormitories, classrooms, recreational areas, training laboratories (tailoring, handicrafts and shoes making), kitchen and a health centre.
The equipment of the centers of Chiango has been possible thanks to the support of the Italian Department of Juvenile Justice, which organized an international donation comprising of clothing for children, furniture and cars; and CMC which contributed to the value by sending the containers of the donation from Italy to Maputo as well as providing transportation in bringing the donation to Chiango. UNICRI also helped in the acquisition of the equipment and materials for an amount of U.S. $ 25.000.00 and donating the existing equipment in its office in Maputo with a total value of U.S. $ 100,000.00.
The opening of the first Observation and Juvenile Rehabilitation Centers for minors in conflict with the law is fundamental in order to achieve the principles formulated in the UN Convention on the Rights of the Child, such as the need for special safeguards and care, including appropriate legal protection for children, due to their physical and mental immaturity. Mozambique has initiated a process of compliance with international conventions, supporting competent authorities and promoting capacity building of institutions dealing with minors.
Within the new legislative package on the reform of the juvenile justice system, the judge of the Tribunal for Minors, before applying the most appropriate measures, might order a mandatory period of observation in the Observation Centre for the definition of the personality and temperament of the minor, investigate on the conditions of the family as well as the social environment where the minor lives. The observation period will then enable the judge to draw conclusions for the adoption of the most appropriate measure to apply for the minor. Among the measures of crime prevention, the confinement in the new Juvenile Rehabilitation Centre is the measure applicable only to those minors with serious socio-familiar deviation, violent behavior or for committing particular severe offences.
"The opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers of Chiango for minors in conflict with the law will allow the reintegration of the child avoiding that tomorrow the minor will be abandoned by the community. Minors are not criminals, they need care and education so that tomorrow will become responsible citizens" says Ms. Andrea Rachele Fiore, coordinator of the UNICRI programme.

Cheering to the Opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centre; from left: Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator of Mozambique, H.E. Carlo Lo Cascio, Italian Ambassador in Mozambique, H.E. Benvinda Levi, Minister of Justice, Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI Programme Coordinator.


While explaining the laboratories; from left: Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI Programme Coordinator, H.E. Carlo Lo Cascio, Italian Ambassador in Mozambique, Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator of Mozambique, H.E. Benvinda Levi, Minister of Justice, Mr. Samo Gonçalves, Focal Point of the Ministry of Justice for the UNICRI Programme, Mr. Zenafrino Zandamela, Director of SNAPRI.

mercoledì 13 maggio 2009

...diritti dei migranti...

Diritti umani e sicurezza
di ANTONIO CASSESE

Alla base del respingimento in alto mare di centinaia di migranti clandestini vi è un grave scontro tra interessi nazionali e valori della comunità internazionale. L'immigrazione clandestina è certo un problema molto serio, soprattutto ora che essa aumenta a ritmi vertiginosi. Spesso i clandestini non hanno documenti, e quindi è difficile identificarne la nazionalità; tra essi si nascondono criminali; soprattutto, i flussi migratori, aumentando rapidamente, incidono seriamente sul nostro mercato del lavoro.
Tuttavia, respingendo centinaia di clandestini verso la Libia, si viola un principio essenziale della comunità internazionale, un principio di solidarietà consacrato nell'Articolo 33 della Convenzione sui rifugiati del 1951: che impone ad ogni Stato contraente di non espellere o respingere un rifugiato verso territori in cui "la sua vita e la sua libertà possono essere minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un particolare gruppo sociale o opinione politica". Dopo il 1951 questo principio si è esteso a tutti gli immigranti, anche a coloro che non hanno ancora lo status di rifugiato ma intendono acquisirlo o chiedere asilo politico. Anche se tra le centinaia di clandestini che il ministro Maroni ha fatto rinviare in Libia vi erano solo 30 o 40 perseguitati politici o cittadini di paesi profondamente autoritari, essi avevano diritto di ingresso in Italia, perché venisse accertato e riconosciuto il loro status.
L'azione italiana, facendo prevalere interessi di sicurezza ed economico-politici nazionali sull'obbligo internazionale di rispettare i diritti umani, si è posta in conflitto con quei diritti. Ma il problema è serio, e non ci si può limitare a criticare il Governo perché adotta misure di corto respiro e contrarie a valori internazionali. E' evidente che bisogna porre mano a soluzioni destinate nel lungo periodo a ridurre e controllare i flussi migratori, in armonia però con le norme internazionali che siamo tenuti a rispettare. Penso a due direttrici di azione.

Anzitutto, si potrebbe chiedere alla Libia di consentire a nostri funzionari di assistere le autorità libiche nell'identificare i migranti che abbiamo respinto e respingiamo verso la Libia. Insieme potrebbero accertare se tra essi si trovano persone che hanno diritto allo status di rifugiato (perché sono perseguitate, o temono di essere perseguitate, nei loro paesi di origine, per ragioni politiche, razziali, religiose, ecc.) o che hanno diritto all'asilo politico previsto dall'Articolo 10 della nostra Costituzione (che lo concede a chi non può godere in patria delle libertà democratiche che noi garantiamo in Italia). In tal modo si potrebbe salvaguardare l'interesse a non far entrare nel nostro territorio valanghe di clandestini, assicurando però il rispetto dei diritti di cui alcuni di essi devono godere.
Un'altra misura si avvarrebbe del concorso dell'Europa e si basa sul concetto che è bene che gli altri paesi dell'Unione europea facciano la loro parte (concetto su cui ha giustamente insistito Maroni qualche settimana fa). Esiste dal 2004, con sede a Varsavia, un agenzia dell'Unione, chiamata Frontex, che si occupa della "gestione delle frontiere esterne". Ebbene, quest'agenzia potrebbe aiutare le nostre autorità sia a pattugliare le coste, sia ad identificare gli immigrati e a facilitare il rimpatrio dei clandestini che non hanno diritto allo status di rifugiato o il diritto di asilo.
Queste ed altre misure di ampio respiro potrebbero forse prevenire ulteriori lesioni di importanti valori internazionali.

lunedì 4 maggio 2009

UNICRI team, Maputo Field Office


Maputo, 04.05.09
Foto del team UNICRI operativo nel field office di Maputo!
Formazione (da sinistra verso destra):
- Rodolfo (motorista);
- Andrea (programme coordinator);
- Ilaria ( junior fellow e memoria storica del programma);
- Berta (segretaria);
- Dulce (empregada);
- Edith (assistente amministrativa);
- Dr. Gonzo (junior fellow).

martedì 28 aprile 2009

MOZAMBIQUE JAZZ FESTIVAL 2009


Maputo, 10-11 Aprile 2009

La seconda edizione del Mozambique Jazz Festival si è tenuta in data 10-11 Aprile presso il ‘Parque dos Continuadores’ in Maputo.
Si tratta di un festival caratterizzato da una mistura fina di artisti nazionali ed internazionali accomunati dal linguaggio marcatamente jazz in tutte le sue sfaccettature.
L’evento è stato creato per valorizzare e promuovere la musica mozambicana e per favorire l’interscambio di esperienze di musicisti con background diversi.
Complessivamente hanno assistito al festival oltre 10.00 persone, un pubblico variegato ed entusiasta costituito prevalentemente da mozambicani ma con una consistente presenza di sudafricani ed internazionali residenti in Maputo.
La line up del programma ha visto susseguirsi artisti locali tra i quali la U.E.M. Youth Band dell’Università Eduardo Mondane di Maputo ed il talentuoso Jorge Domingos; musicisti mozambicani affermati internazionalmente quali Moreira Chonguiça, 340 ml e Stewart Sukuma oltre ad alcuni guest internazionali del calibro di Spyro Gyra, Hugh Masekela, e Norman Brown.
Purtroppo, a causa di alcuni contrattempi all’impianto audio, la prima giornata del festival è iniziata con alcune ore di ritardo, compromettendo la programmazione delle performance, ma in fondo il Jazz è anche improvvisazione...
Per compensare l’attesa aprono il festival gli attesissimi Spyro Gyra.
La pluripremiata band nordamericana ha prodotto durante la sua proficua carriera più di 25 album di successo e venduto oltre dieci milioni di copie. Il loro stile è marcatamente fusion jazz e lo show inizia con alcuni brani storici della band, avvio molto smooth ma che coinvolge per la nitidezza del suono per poi decollare, anche grazie alla maestria del batterista, al suo assolo incredibile ed all’affiatamento con il basso, verso universi caratterizzati da groove e funk, facendo saltare la platea e dando ufficialmente inizio alle danze. Gli Spyro Gyra chiudono tra gli applausi entusiasti del pubblico, confermandosi una band di riferimento nella scena fusion.
Durante la successiva performance di Zambesi River Project e della Banda Nondjie decido di dedicarmi all’esplorazione degli stand gastronomici che offrono pollo grigliato alla zambesiana e cerveja Laurentina.
Attira nuovamente la mia attenzione lo show di Zama Jobe, una giovane e talentuosa cantante afro soul jazz sudafricana dalla voce particolarissima e con approccio al palco umile e semplice sebbene estremamente spirituale. Sostenuta da una solida band, ipnotizza il pubblico con brani tratti dal suo album ‘Ndoni Yamanzi’ in cui Zama Jobe invita ad attuare l’onesto modello di vita dei villaggi africani anche nei contesti urbani.
Artista rivelazione del primo giorno del Moçambique Jazz Festival!
A seguire si esibisce il chitarrista mozambicano Nanando che, nonostante inizi a suonare alle 4 di mattino, sdrammatizza circa i contrattempi organizzativi e scalda la platea con la sua tecnica unica. Ciò nonostante il sottoscritto, infreddolito dal vento freddo che si è alzato, decide di abbandonare il festival senza assistere alle performance di Lizha James e di Moreira Chonguiça.


il Dr. Gonzo ipnotizzato dalla musica tra la folla ....

Il secondo giorno del Moçambique Jazz Festival si svolge senza alcun disguido organizzativo e qualitativamente riesce ad offrire momenti indimenticabili.
Dopo la brillante apertura della UEM Youth Band e di Jorge Domingos asssito allo show di Wazimbo, musicista che da oltre 45 anni canta musiche fortemente influenzate dalla musica tradizionale mozambicana, perfetta simbiosi di ritmiche Majika e Marrabenta con sfumature di Semba angolana, ereditata dalle sue passate collaborazioni. Vera e propria memoria storica della musica del suo paese, già si esibiva nei locali di Maputo quando ancora la città si chiamava Lourenço Marques ed era sotto l’influenza coloniale portoghese, in seguito assistette personalmente alle atrocità della guerra civile ed oggi testimonia con energia il suo orgoglio mozambicano. Nel 2001 la sua canzone più famosa, Mwahulwana, venne inserita nella colonna sonora del film di Sean Penn “The Pladge”. Si esibisce accompagnato da ballerine afro che alzano la temperatura del pubblico numerosissimo in fremente attesa del concerto di Hugh Masekela.
Reduce dalla sua coinvolgente performance della settimana precedente al Cape Town Jazz Festival durante la quale si sono celebrati i suoi 70 anni, il leggendario trombettista sudafricano è conosciutissimo in Mozambico, paese con il quale ha un feeling particolare come testimoniano le sue stesse parole rivolte al pubblico. Invita i musicisti mozambicani a coltivare le loro radici tradizionali, la loro identità culturale, dichiara spudoratamente il suo amore per il Mozambico, definisce il paese un’inestimabile fonte di ispirazione, terra bellissima e con persone splendide. A questo punto il pubblico esulta ed acclama Masekela chiamadolo confidenzialmente ‘Hugo’. Esegue alcuni brani tratti dal suo ultimo album ‘Phola’, interamente dedicato proprio al Mozambico, tra cui il brano ‘ Moz’. Timbrica caldissima sul filicorno come alla voce, Hugh Masekela ruggisce come un leone accompagnato da musicisti talentuosi, passando da alcuni suoi classici tra cui ‘Stimela’ che racconta delle durissime condizioni di vita dei minatori con i suoni onomatopeici dei treni a vapore dei convogli di carbone. In omaggio all’afrobeat di Fela Kuti suona una versione coinvolgente di ‘Lady’ e chiude il suo show tra uno scroscio di applausi.
Segue l’esibizione di Mingas e della sua voce d’oro che da trenta anni risuona per il Mozambico e non solo. Prese parte negli anni ’80 al progetto ‘Orchestra Marrabenta Star del Mozambico’ con il quale registrò ‘ Elisa we Gomara Saia’, brano divenuto parte del bagaglio popolar-culturale mozambicano. Attraverso Radio Mozambico viene conosciuta in Portogallo, Capo Verde, Francia, Inghilterra ed Olanda. Nel 1988 partecipò al concerto ‘ Child Survival and Development Symposium’ in Zimbabwe esibendosi al fianco di artisti quali Miriam Makeba, Harry Belafonte, Paul Simon e Manu Dibango. Voce davvero sorprendente che viene giustamente acclamata dalla folla.
A questo punto la programmazione del festival subisce una piacevole variazione e si dà spazio a Moreira Chonguiça che, a causa dei disguidi organizzativi, non ero riuscito a vedere il giorno precedente. Giovane saxofonista di origine mozambicana che da anni vive in Cape Town, ove si è laureato in etnomusicologia. Tecnicamente formato dal jazz ma fortemente influenzato dal funk si esibisce con il suo gruppo ‘Moreira Project’ con il quale ha da poco pubblicato ‘Citizen of the World’, album dove trova ampio spazio il groove ed il soul. Lo show ha inizio con il sax di Moreira che suona in mezzo alla folla mentre la band è sul palco, spiazzando così il pubblico che una volta realizzato quanto accade si esalta ed apre la strada al palco a Mr. Chonguiça. I musicisti che lo accompagnano si cimentano in arditi cambi armonici e divisioni ritmiche dinamiche su cui sovrasta la timbrica incredibile del sax di Moreira. Entusiasta per la performance mi riprometto di acquistare ‘Citizen of the world’.
L’alto livello dei concerti del secondo giorno del Moçambique Jazz Festival continua con Norman Brown. Nato in Louisiana ma trasferitosi in Kansas City il chitarrista americano era tra gli artisti più attesi al festival ed appena le sue dita toccano le corde della sua Ibanez ne comprendo immediatamente la ragione: possiede un talento sorprendente, linee melodiche sempre fresche ed una cascata inarrestabile di note. Personalmente non conoscevo questo artista impressionante, mentre il pubblico mozambicano conosceva a memoria i suoi temi tratti dagli album come ‘Stay with me’ e ‘Just Chillin’. Ad un certo punto il chitarrista si lancia in uno scat con il quale coinvolge la folla che risponde prontamente scaturendo la reazione sorpresa dello stesso che suona con il sorriso stampato in faccia tutto il tempo, in estasi. La sua tecnica si richiama a Jimi Hendrix, Wes Mongomery e Gorge Benson, tre musicisti apparentemente inconciliabili e con peculiarità differenti ma che incredibilmente coinvolgono in uguale misura in Norman Brown quando esegue un medley di brani dei suoi riferimenti musicali. Chiude acclamato dalla platea eseguendo alcuni brani tratti dal suo ultimo album ‘After the storm’.
Il pubblico più giovane del Moçambique Jazz Festival già dal pomeriggio era in fervente attesa per lo show dei 340 ml, quartetto composto da musicisti mozambicani che continuano la loro promettente carriera da Città del Capo. Sul palco dimostrano capacità di miscelare reggae, soul, jazz, marrabenta mozambicana e ritmi latini. Propongono brani del loro album d’esordio ‘Moving’ con il quale la band ha conquistato una platea mondiale con brani come ‘Midnight‘ e ‘ Shotgun’ e musiche tratte dall’ultima incisione ‘ Sorry for the delay’. I 340 ml invitano sul palco come ospite ed amico speciale Moreira Chounguiça che nuovamente stupisce con il suo sax coinvolgente.
Chiude la kermesse musicale lo show di Stewart Sukuma, chitarrista e cantante mozambicano che unisce ritmiche del suo paese d’origine a melodie afrobrasiliane e può vantare prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Chico Antonio e Gilberto Gil. Performance molto gradita dal pubblico sebbene non propriamente ricollegabile al contesto jazz ma comunque fortemente influenzata dalla world music. La sua voce esplora il portoghese l’inglese ed anche le lingue africane Changana, Coti, Chuabo, Swahili, Zulu e Tsonga. Ospite sul palco Werner Puntigam al trombone al fianco di Stewart Sukuma nellésecuzione dei successi del suoi primo album ‘Afrikiti’.
Anche la seconda giornata del Mozambique Jazz Festival si conclude tra gli applausi della platea, decretando il successo di questo evento che ha saputo offrire ottima musica e ha indubbiamente incentivato l’interscambio di esperienze musicali tra artisti mozambicani ed internazionali.
http://www.mozjazzfest.com/

lunedì 20 aprile 2009

il Dr. Gonzo ed i retroscena del Cape Town Jazz Fest...


Maputo 20.04.09

Ok, ora mi viene molto più facile scrivere…già conosco gli assurdi percorsi che ho vissuto in quei pochi giorni pazzi passati a Cape Town…ma in quel momento, quando davanti a te c’è solo una pagina bianca che aspetta di essere scritta tutto viene vissuto diversamente…proprio come quando si improvvisa nel Jazz… ci si lascia andare, trasportati dall’istinto…
Partenza in bus da Maputo con direzione Johannesburg…un viaggio nel mezzo di una notte africana rischiarata solo da una mezza luna che non aspetta altro che diventare un tutt’uno con la sua parte nascosta…mentre la mia famigerata capacità di dormire nelle condizioni più impossibili si manifesta appieno, basta che abbia delle ruote sotto il culo che mi facciano viaggiare…dondolio che concilia il sonno ad un nottambulo incallito. Giungo dunque a Johannesburg in uno stato semi catatonico…sono le 4 del mattino ed il mio volo decollerà solamente alle 15…insomma non intendo tediarvi raccontando le seguenti 10 ore trascorse nell’aereoporto di Jo’burg che ormai conosco quasi come le mie tasche…vuote…
Sto per recarmi al Cape Town Jazz Fest per scrivere un report sulle mi sensazioni circa il piu’ grande evento musicale d’Africa…e, giunto al boarding gate incontro un quartetto di nigeriani …sin dal primo momento scatta un’empatia e scopro che si stanno recando anche essi a Cape Town poiché sono il direttore, il produttore e due giornalisti del Nigeria Jazz Fest, evento parallelo al Cape Town Jazz Fest che si svolge in Lagos a Luglio. Dopo un ulteriore narcolettico viaggio a 8.000 metri strattonato dalle nuvole atterro finalmente in Città del Capo, con due ore di ritardo e senza un posto dove dormire mentre nella città impazza uno degli eventi più importanti dell’anno…pare che addirittura Clint Eastwood, Sharon Stone e Robert De Niro siano approdati in città per l’evento…
Beh insomma io, improvvisato giornalista freelance per un sito web italiano (http://www.kinematrix.net/), mi catapulto in centro città per assistere ai concerti del primo giorno insieme ai miei ormai inseparabili amici nigeriani…l’accoglienza del festival è a dir poco eccellente, scopro che hanno allestito un media centre con tutti i confort per gli addetti stampa… free internet, free food, free drinks ( e su quest’ultimo punto si focalizza la mia attenzione!) la venue dell’evento, il centro congressi di Città del Capo è semplicemente incredibile… 5 palchi con 5 diverse atmosfere musicali il cui minimo comun denominatore è il Jazz…inteso in tutte le sue accezioni…io mi lascio travolgere da quel flusso di musica che mi inebria per quasi due giorni incessantemente…lasciandomi stampato in faccia un sorriso da ebete…unica certezza: non perdere i concerti di Incognito, Maceo Parker, Hugh Masekela!!


Per conoscere nel dettaglio note, pensieri e parole che mi hanno accompagnato durante la prima giornata di concerto vi invito a leggere il report istituzionale del Cape Town International Jazz Festival…


Durante la performance di Zap Mama incontro per pura coincidenza Stanley del Nigerian Quartet che mi accoglie come un fratello… grazie a lui risolvo l’irrisolta questione di un’alcova dove lasciare riposare per qualche ora le mie ossa…ma chiaramente, prima di tale momento vengo coinvolto nel clubbing di Cape Town che i nigeriani sembrano conoscere bene ed apprezzare…tutto si concentra intorno a Loop Street che già solitamente è il cuore della vita notturna di Cape Town e che per l’occasione ospita numerosi Jazz Fest Afterparty…strade affollate veramente di tutto: turisti, local, gente ubriaca, prostitute, spacciatori, papponi.. ed io…giornalista freelance&freedrinks che immortalo nella mia memoria momenti surreali…quali l’incontro con un altro nigeriano che sembra uscito dal film anni ’70 “Superfly” con colonna sonora di Curtis Mayfield…capelli cotonati, vestito impeccabilmente, anellazzi d’oro,…assurdo!!! A Long Street in Cape Town la vita notturna sembra davvero animata…beviamo qualcosa (qual cosa??) in un paio (un paio?) di club con musica hip hop a tutto volume mentre i clienti abituali si scatenano in danze rituali d’iniziazione, o almeno questo è ciò che io percepisco…
Stravolto, decido di reimpostare la rotta dalla deriva verso l’appartamento condiviso con i gentili nigeriani…mentre la camera assume sempre più l’inconfondibile odore della ganja africana…per il piacere della mie narici…mi addormento felice, ubriaco di musica, note, crome e semicrome….


Mi risveglio trafitto da un raggio di sole nel sabato mattina inoltrato…e immediatamente mi lancio alla scoperta di Cape Town by day, prima di immergermi nuovamente nel fiume di Jazz del secondo ed ultimo giorno del Cape Town Jazz Fest.
La zona del centro città soprannominata Waterfront, sebbene eccessivamente turistica, è comunque un posto spettacolare per ammirare il Table Mountain, un altopiano di pietra che sovrasta e domina tutta la città…mentre i gabbiani garriscono…semplicemente fantastico…Tutta la zona comprende il caratteristico porto con ormeggiate navi pirata e i vecchi docks che sono stati riconvertiti in ristoranti, negozi, shopping mall…
I primi aggettivi che mi sovvengono circa questa città sono cosmopolita, vibrante e affascinante, sebbene non sembri assolutamente di essere in Africa…Sfortunatamente non ho a mia disposizione il tempo necessario per immergersi completamente nella realtà urbana di Cape Town, che indubbiamente merita di essere conosciuta più approfonditamente…pertanto, come un moderno Ulisse con le sirene, vengo travolto nuovamente dal richiamo del Jazz…


Anche il secondo giorno mi scivola sulla pelle come un brivido lungo la schiena…assito ad alcuni concerti indimenticabili…tra tutti Maceo Parker e Hugh Masekela…nuovamente per more info vi rimando alla parte istituzionale del mio report!


Rumors di altri reporter per media sudafricani mi avevano accennato ad una jam session jazz post festival nel bar privè del Southern Sun Hotel dove alloggiavano praticamente tutti i musicisti presenti al Festival.
Maledico il fatto di non avere portato con me in questa breve trasferta il mio sax passepartout e cerco di ottenere un pass per accedere alla jam…quantomeno come spettatore…nella hall dell’hotel l’atmosfera è distesa, gioviale, mi capita di conoscere personalmente e chiacchierare con Bluey di Incognito, Al Foster, la crew di Mos Def e moltissimi altri musicisti…grazie ai quali mi si aprono le porte del private party…Il club è affollato e l’alcool continua a scorrere come il fiume di note che proviene dal palco al centro del locale. Il livello della jam con il passare delle ore cresce e si incendia, si avvicendano musicisti eccellenti tra cui riconosco il chitarrista di Hugh Masekela ed il chitarrista di Maceo Parker…si spazia dal jazz al funk al latin…tra i presenti si chiacchiera amabilmente deliziati da primizie dell’improvvisazione che di tanto in tanto calamitano l’attenzione.
Quasi senza accorgermene le prime luci dell’alba appaiono all’orizzonte e realizzo che è il momento di ritirarsi, come un moderno vampiro nottambulo assetato di musica quando l’armonia della notte lascia spazio al suono del silenzio del mattino.

Dr. Gonzo!

martedì 14 aprile 2009

CAPE TOWN INTERNATIONAL JAZZ FEST 2009

Cape Town, 3-4 Aprile 2009

CAPE TOWN INTERNATIONAL JAZZ FESTIVAL 2009
http://www.capetownjazzfest.com/

Il Cape Town International Jazz Festival si è tenuto il 3 e 4 Aprile 2009 presso il Cape Town International Convention Centre ed ha celebrato quest’anno il suo decimo anniversario, traguardo importante per questo evento definito “Il più grande raduno d’Africa”.
In effetti la statura del festival è indiscutibile: da anni è incluso tra i primi festival jazz al mondo, insieme al Montreaux Jazz Fest, al North Sea Jazz Fest ed al Newport Jazz Fest.
La line up degli artisti che si sono susseguiti in questi due giorni intrisi di musica è impressionante: oltre 40 band su 5 palchi che ha visto performance di artisti africani ed internazionali, con un unico comun denominatore intenso in tutte le sue poliedriche sfaccettature: il Jazz.
I festeggiamenti, oltre che per la prima decade di vita del prestigioso festival, riguardavano altresì alcuni degli artisti che si sono esibiti: il leggendario trombettista sudafricano Hugh Masekela ha celebrato proprio sul palco di Città del Capo i suoi 70 anni; e la cantante sudafricana Abigail Kubeka ha degnamente ricordato l’esordio della più grande jazz opera sudafricana “King Kong” avvenuto esattamente 50 anni fa ed al seguito del quale è decollata la carriera internazionale della vocalist così come quella di Miriam “Mama Africa” Makeba, a cui l’amica Abigail Kubeka ha dedicato la sua performance sul palco di Città del Capo.
Sempre a Miriam Makeba, recentemente scomparsa, era dedicata la superba galleria fotografica Duotone Gallery che ripercorreva la sua carriera come cantante, la sua capacità di incantare il pubblico con la sua voce, i canti poliritmici della sua terra di origine ed il suo impegno politico contro il regime dell’apartheid che comportò l’esilio dalla sua terra per oltre 30 anni.
Altri interessanti eventi collaterali al festival sono stati un workshop di improvvisazione e tecnica jazz ed un seminario dedicato a giornalisti specificamente riguardante il giornalismo nell’ambito della musica.
Praticamente impossibile assistere a tutte le performance, visto che molti concerti avvenivano in contemporanea ma indubbiamente il Cape Town International Jazz Festival ha saputo offrire ai suoi oltre 35.000 spettatori un’ampia scelta a seconda dei differenti gusti musicali: la grande arena al coperto denominato Kippies Stage ha accolto prevalentemente le performance di artisti influenzati dalla World Music e dalle loro profonde radici africane; il palco all’aperto del Basil “Manenberg” Coetzee Stage ha invece dato spazio al soul-jazz ed al groove; l’anfiteatro Rosies ha offerto principalmente performance di artisti ricollegabili al jazz inteso nella sua accezione più pura, così come il Moses Molelekwa Stage ha dato spazio a musicisti che hanno esplorato i meandri più sperimentali di questo linguaggio musicale; infine il Bassline Stage, caratterizzato da sonorità nu-jazz e da contaminazioni elettroniche.
Di conseguenza anche il pubblico era ugualmente variopinto: indubbiamente multietnico, quasi a testimoniare che la buona musica trascende da ogni divisione razziale; vi erano inoltre aficionados che seguivano il festival sin dal suo esordio, dall’età avanzata ma nonostante ciò ugualmente euforici e elettrizzati, così come un pubblico più giovane ed incline ad ascoltare le sfumature più attuali del jazz, senza assolutamente disdegnare performance di musicisti che erano al vertice della loro fama quando gli stessi (ed anche il sottoscritto!) non erano ancora nati. Infine pare che vi fosse altresì una discreta presenza di star internazionali giunte in Cape Town appositamente per il festival tra cui Robert De Niro, Sharon Stone, Mariah Carey e Clint Eastwood.

Durante il primo giorno del Jazz Fest ho assistito all’incredibile performance di Dr. Philip Malombo Tabane, geniale chitarrista sudafricano che dagli anni ’60 raccoglie riconoscimenti da tutto il mondo. Mi è parso da subito evidente che per Dr. Tabane suonare una chitarra non è soltanto una sterile riproduzione di note, crome e semicrome. La sua chitarra sembra parlarti in un dialetto tradizionale, riproducendo ritmiche delle etnie Pedi e Venda.
Successivamente il Kippies ha accolto calorosamente lo show di Jonathan Butler & Dave Koz, due artisti dal background differente ma con la stessa passione per la musica. Jonathan Butler è cresciuto nei ghetti di Cape Town, circondato dalla povertà ma determinato a coltivare il suo amore per la musica.
La sua voce colpisce e mi fa correre un brivido lungo la schiena. Quando poi viene affiancato dal pluripremiato sassofonista americano il pubblico esulta e si cimentano in uno smooth jazz dove chitarra e sax interagiscono in perfetta armonia.
Altamente evocativa la performance di Magic Malik Orchestra. Il flauto di Magic Malik è un nomade: nato nella Costa d’Avorio, cresciuto in Guadalupa, approdato a Marsiglia. Il suo trip sonoro è profondamente influenzato dai suoi viaggi e dalle sue esperienze musicali in culture differenti. “Le mie collaborazioni a 360 gradi, da St. Germain a Buena Vista Social Club, sono dei veri e propri workshop che mi permettono di espandere i miei orizzonti e di muovermi verso nuove direzioni” dice Mr. Magic Malik.
Il suo album “13 XP song’s book” rappresenta perfettamente la sua musica, stimolante ma al tempo stesso accessibile. “Non mi piace quando il Jazz diviene troppo teoretico. Spero la mia musica risulti intellettualmente soddisfacente e, contemporaneamente, faccia muovere il corpo”.
Incantato da Magic Malik Orchestra perdo l’inizio del concerto degli inglesi Shakatak. Adorati in Sudafrica, gli Shakatak ipnotizzano Città del Capo con il loro stile caratterizzato da equilibrio tra le loro solide radici jazz, il loro beat prettamente dance ‘70, le voci femminili che li contraddistinguono rispetto alle altre band funk. Il pubblico balla, si diverte, beve birra Castle.
Su consiglio di un fotografo di Cape Town vado a sentire i Gold Fish.
I Fishies, cosi’ sono soprannominati dai numerosi fan presenti al Bassline stage, sono un duo composto da David Poole e Dominic Peters. Manipolano laptop, Roland MC 909, Rhodes e Nord Electro2, per creare un tappeto sonoro elettronico su cui innestare elementi live come sax e contrabbasso. Il tutto condito con un MC esplosivo… praticamente una bomba ad orologeria che è esplosa nel centro di Cape Town! Sonorità house da clubbing ibizenco - non a caso hanno appena inciso un album dal titolo “Perception of Pacha”- sfumature trip hop ed anche dub quando si cimentano con successo in un mix di “I shot the sheriff” di Bob Marley, poi immancabile il jazz con campionamento del piano di “My baby (just cares for me)” di Nina Simone,… decisamente magnetici. Una rivelazione!
Ormai in ritardo sulla mia tabella di marcia, mi sposto al Kippies Stage dove già suonano i Freshlyground. Questa band sudafricana, che ritorna al Cape Town Jazz Festival dopo il loro esordio nel 2004, è molto attesa dal pubblico adorante che affolla l’enorme arena, e mi incuriosiscono per il loro stile eclettico che miscela il suono della mbira con quello del violino!! Il loro album “Ma’Cheri” ha vinto ben quattro South African Music Award incluso Album dell’anno. Dal vivo rappresentano perfettamente la loro peculiarità cosmopolita attingendo dal kwela, dall’Afro beat, dal funk, rock e soul e trasmettendo energia contagiosa che travolge il pubblico.
Mentre mi dirigo verso il Rosies Stage per vedere la performance di un gigante del Jazz quale Al Foster vengo dirottato da un sound che mi colpisce inaspettatamente: al Moses Molelekwa Stage sta suonando The Robert Glasper Experiment, quartetto di musicisti talentuosi che si approcciano alla musica con una fusione di jazz e cultura urbana hip hop. Vantano collaborazioni prestigiose con artisti del calibro di Wynton Marsalis, Roy Hargrove, Erykah Badu e Mos Def e nel loro live sondano nuove frontiere con il supporto di laptop, sampler, vocoder ed altri gadget elettronici, producendo sonorità futuristiche, strutture progressive e virtuose improvvisazioni.
Dopo questa sorprendente digressione sperimentale mi aspetta la performance di un mostro sacro del Jazz inteso nella sua accezione più pura: Al Foster. Batterista che ha scritto pagine indimenticabili della storia del Jazz al fianco di Miles Davis, si è esibito per la prima volta in Sud Africa in quartetto accompagnato da musicisti dotati di una tecnica impeccabile, precisione e rapidità nell’esecuzione. Al Foster dimostra, nonostante la sua età, di possedere ancora quel groove che conquistò Miles Davis quasi 40 anni fa. La sua performance si conclude con un’originale interpretazione di “Jean Pierre” in tributo al leggendario trombettista rievocato dallo stesso Al Foster nella presentazione della sua band; imitando la voce roca di Miles il batterista ironizza su se stesso…”I can’t believe he’s a band leader!”. Grandissimo concerto. Applausi.
In attesa della performance impedibile di Incognito assisto a parte dello show di Zap Mama. La band, nata come quintetto vocale a cappella esclusivamente femminile, si è progressivamente trasformata includendo strumenti e collaborazioni con artisti di ogni angolo del pianeta. Nonostante la componente vocale rimanga il fulcro della loro musica ho apprezzato la miscela di funk, soul, pop e reggae così come il coloratissimo vestito psichedelico della leader Marie Daulne ed il suo cappello-vinile.
Il primo giorno del Cape Town Jazz Fest si conclude con lo show di Incognito.
Premessa: negli ultimi tre anni ho visto questa band in tre diversi continenti e con tre diverse formazioni ed ogni volta sono rimasto folgorato dai loro live.
La band inglese da quasi 30 anni è un riferimento nella scena acid-jazz e nel tempo ha visto susseguirsi centinaia di collaborazioni con artisti di ogni angolo del pianeta: Mauritius, Barbados, Indonesia, Nuova Zelanda, India, Ghana…riflettendo la loro inclinazione per il multiculturalismo musicale. Lo stesso Hugh Masekela registrò alcune tracce del loro primo album “Jazz Funk”.
Indubbiamente la dinamo degli Incognito è il leader e chitarrista Jean Paul ‘Bluey’ Maunick. Personaggio consapevole del potere della musica di unire le persone, di offrire loro qualcosa che non è materiale ma che ti entra dentro, profondamente radicato alla musica africana e politicamente impegnato in campagne di sensibilizzazione per il Darfur, costantemente ispirato dalla vita e dall’interscambio di energia che stabilisce con il suo pubblico.
La performance vede susseguirsi brani come “When the sun comes down” dedicato alla figlia e tratto dall’ultimo album “Tales from the Beach” con dei classici della loro carriera come “Still a friend of mine”. 100% acid jazz con una sezione fiati potente, una ritmica da metronomo sincopato e voci dalla timbrica incredibile.
Memorabile momento quando incita la platea a non spaventarsi davanti ai cambiamenti della vita, ed immediatamente traduce in musica il concetto invitando il batterista, il pianista ed il bassista a scambiarsi gli strumenti…incredibilmente, per una matematica proprietà commutativa della musica di qualità, invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia: il groove è lo stesso, inconfondibile!!! Il pubblico spende le ultime energie ballando, cantando ed applaudendo entusiasta, il sottoscritto nuovamente rimane folgorato dalla loro performance impeccabile.

Il secondo giorno decido di iniziare il Cape Town Jazz Fest assistendo allo spettacolo dei Napalma. Questa band nata dall’unione di musicisti mozambicani e brasiliani scalda sin dapprincipio il Bassline Stage con un cocktail di groove elettronici e percussioni tradizionali. Ivo Maia, bandleader, canta in inglese, portoghese e changana (lingua del Sud del Mozambico) e riesce a far scatenare il dance floor con beat e ritmiche Afro-brasiliane che intersecano samba, dub, kwaito e drum and bass. Non mancano i fans mozambicani a supportare la band. Niente male come inizio per il secondo giorno di festival, positive vibration!!
Sempre al Bassline Stage segue la performance degli attesissimi 340ml. Nel suono del quartetto è chiaramente percepibile la loro origine mozambicana, sebbene amino definire la propria musica come musica contemporanea sudafricana. Dentro 340 ml ci stanno in parti uguali reggae, dub, ska, rock, world music, latin, e marrabenta mozambicana.
Si erano già esibiti dal vivo al Cape Town Jazz Fest nel 2005 ed il loro ritorno è acclamato dal numeroso pubblico. Hanno sapientemente flirtato con il pubblico miscelando canzoni dell’ultimo album “Sorry for the delay” con tracce dell’album di esordio “Moving”. Special guest sul palco anche il sax di Moreira Chonguiça.
Vista la concomitanza dei concerti decido di perdermi la performance di Dianne Reeves per assistere all’esibizione di Maceo Parker nel Kippies Stage.
E’ innegabile che Maceo Parker sia un sassofonista di riferimento nella scena funk. Per oltre 10 anni fu il sax alto di James Brown e con il suo stile inconfondibile al sax alto intraprendeva spesso arditi duetti con la voce del ‘Godfather of Soul’. Poi militò tra le file dei Parliament-Funkadelic di Gorge Clinton…insomma il suo passato è intriso di funk!
Dal vivo esordisce definendo la propria musica come “2% jazz e 98% funky stuff” ed il pubblico apprezza decisamente la sua capacità di creare riff che emulano l’agilità della voce umana, oltre ai movimenti di bacino che Mr. Dynamite James Brown deve avergli insegnato personalmente. Memorabile la versione di “Georgia on my Mind” in omaggio a Ray Charles cantata da un Maceo Parker con tanto di occhiali scuri e voce commossa.
Momenti da brivido anche durante l’immancabile hit funk ’70 “Pass the Peas” con la quale la band, definita dallo stesso Maceo Parker come “the greatest little funk orchestra on earth”, riesce a sconvolgere la platea estasiata del Kippies.
Incredibilmente funk il chitarrista Bruno Speight ed anche il bassista Rodney Curtis. Concerto assolutamente memorabile.
Prima di assistere al gran concerto di Hugh Masekela di chiusura del festival riesco a vedere parte della performance di Mos Def. Rumors davano la sua esibizione come uno degli eventi più attesi ed infatti il Bassline Stage è strapieno di gente esultante per la performance del rapper americano. Il suo impegno per riportare l’hip hop alle sue radici di movimento di contestazione sociale, allontanandolo dallo stereotipo del gangsta rap, oltre a collaborazioni con artisti come Femi Kuti lo hanno reso uno dei personaggi di riferimento dell’hip hop contemporaneo.
A Cape Town si esibisce insieme a The Robert Glasper Experiment e la fusione tra il cantato del rapper ed il sound urbano della band è fenomenale, una bomba che esplode tra il pubblico facendolo saltare.
Sebbene abbia apprezzato la performance di Mos Def decido di recarmi al Kippies Stage per il concerto di Hugh Masekela in chiusura del festival.
Il leggendario trombettista sudafricano proprio oggi compie sul palco 70 anni. Una vita che lo ha visto dal 1960 al 1990 costretto all’esilio a causa del regime dell’apartheid, 30 anni trascorsi tra Stati Uniti, Inghilterra e molti paesi africani durante i quali ha portato con sé la musica del suo Sud Africa arricchendola e contaminandola con le esperienze vissute con il Jazz e con il Pop.
Vera e propria icona musicale, propone in anteprima il suo ultimo album “ Phola”, quintessenza di Masekela dove si alternano momenti introspettivi dai toni distesi con provocatorie e pungenti critiche sociali. A dispetto dell’età Masekela appare in splendida forma, il suono della sua tromba è pulito e senza esitazioni e lui trasuda energia che coinvolge la folla immensa accorsa ad assistere al suo show.
Pochi altri musicisti sono riusciti a far conoscere la musica africana al resto del mondo quanto lui e la sua performance riesce infatti a esprimere in musica un viaggio che ripercorre tutta l’Africa: dall’Afro beat nigeriano yoruba, durante la spettacolare cover di “Lady”, in onore al grandissimo Fela Kuti; al brano “Moz” dedicato al Mozambico, paese che nell’ultimo album viene rappresentato dalla collaborazione con il leggendario chitarrista Jimi Dludlu; passando dal Malawi, terra di Erik Paliani, multistrumentista e produttore eccezionale.
La band ha un sound solido, che non lascia spazio a cali di tensione anzi incalza il pubblico mentre la voce di Hugh Masekela si fa sentire come il ruggito di un leone nella savana. Davvero unica l’opportunità di assistere ad un suo concerto nella sua terra, mentre la gente che mi circonda danza inarrestabile sulle note di classici del repertorio del trombettista.
Attimi di commozione quando viene portata sul palco una grande torta per celebrare il compleanno di Hugh Masekela, 70 anni di Sud Africa vissuti sulla sua pelle e nella sua musica mentre cori di auguri si alzano spontanei dalla platea. 100 di questi giorni, Hugh!
Non poteva concludersi meglio la decima edizione del Cape Town International Jazz Festival, un paradiso musicale sceso in terra per due giorni di jazz a 360 gradi.

mercoledì 1 aprile 2009

Random Pictures from Mozambique!!!

MAPUTO, 1 Aprile 2009







Il Mozambico e'molto nice!!!















L'Oceano Indiano e le onde di Bilene....















... La generosita' del mare e le sue delizie....













I tramonti africani.... mozzafiato...












... I mezzi di trasporto improvvisati ...













...La musica..Il groove nelle vene....












...L'espressivita'dei musicisti mozambicani!!!

lunedì 30 marzo 2009

Força MAMBAS!!!

Maputo, 29 Marzo 2009 - h .22.01

Fischio d’inizio per questo nuovo post da scrivere in 90 minuti.

Come molti di voi sapranno sono avvocato per caso, ma sono ancor di più calciatore per caso.
Io ed il calcio abbiamo un rapporto complesso, o forse sono i miei piedi ad avere un rapporto difficile con le sfere…comunque sia oggi ho avuto l’occasione di andare a vedere una partita di calcio allo stadio “Machava” di Maputo, si trattava di una partita di qualificazione agli imminenti mondiali di calcio del 2010 che si terranno nel vicino Sudafrica… Mozambico – Nigeria!!!
Si lo so che alcuni di voi si chiederanno da quando in qua vado allo stadio, visto che io non sono un aficionados, ma come alcuni di voi sapranno mi piace andare allo stadio soprattutto per l’aspetto goliardico festaiolo dell’evento!!
Eppoi come potevo non assistere a una partita della nazionale mozambicana?? Qui il calcio e’ sport nazionale e la squadra si fa chiamare “Mambas”, proprio come il serpente… forse per l’agilità fulminea con cui attacca…
I mozambicani adorano fare festa e quindi, conoscendoli, ero certo che il divertimento sarebbe stato assicurato! I biglietti sono andati esauriti in pochi giorni, il prezzo di ingresso era di circa 3 Euro oppure 6 Euro…a seconda che si trattasse di posto al sole o all’ombra!! Chiaramente io opto per il posto al sole ed in piena curva sud per godere appieno della tifoseria più scatenata…
Giunti allo stadio nel barrio di Machava alle ore 13.11 ed il colpo d’occhio è impressionante: 40.000 spettatori circa, tutti rigorosamente con t-shirt rossa dei MAMBAS, qualche coro, e la ola vermelha che fa girare lo stadio…Non manca la tifoseria nigeriana, sebbene rappresentata da poche centinaia di persone, ma comunque determinata (anzi direi anche piu’ incisiva della torcida mozambicana, praticamente inesistente!): i nigeriani hanno sezione ritmica percussiva e sezione fiati con trombe che intonano tutta la partita i loro cori.
Una cosa che mi lascia assolutamente esterrefatto: praticamente non esistono settori quindi le due tifoserie non sono separate da nulla, sono seduti fianco a fianco e nonostante tutto non assisto ad alcun gesto di violenza!!!
Devo ammettere che le persone che frequentano lo stadio in Mozambico sono più civili di noi italiani…ripeto nessuna violenza, né offese all’avversario, né striscioni di intolleranza… Addirittura in curva non circola erba né alcool ( e qui manifesto il mio disappunto…)!!!
Cio’ che vedo sono invece scene di ironia, come quando vengono portate davanti alla tifoseria nigeriana delle pseudo bare fatte di cartone per l’imminente morte della squadra di Lagos, oppure un inaspettato numero di uomini travestiti da donna… per andare allo stadio??… ma chi li capisce sti mozambicani!!!
Intanto il sole, sebbene ufficialmente qui siamo in autunno, ci scioglie sulle gradinate con i suoi 30 e passa gradi…ottima scelta la curva sud!!!
Immagino quale allenamento e abitudine debbano avere i giocatori africani a temperature proibitive…Ad intrattenere il pubblico prima dell’inizio del match vi sono casse audio che sparano musica poplare mozambicana a tutto volume… subito dopo seguita dalla banda militare che esegue gli inni nazionali delle 2 squadre…” O patria amada, vamos vencer!!!”
Ripeto io non me ne intendo molto di calcio, tantomeno di calcio del continente nero, ma a quanto mi era dato sapere la Nigeria, sebbene giocasse fuori casa, era data nettamente per favorita rispetto ai mambas mozambicani.
Ore 22.44… tra pochi minuti finisce il primo tempo di questa partita scritta su blog ed io ancora non ho parlato di neanche un minuto di calcio giocato… come al solito mi perdo tra mille dettagli, personaggi, situazioni… e quasi la partita scorre in secondo piano…sebbene mi rendo conto sin dal primo minuto che i pronostici non erano poi così azzeccati: il Mozambico attacca, controlla la palla, crea azioni a dispetto di una Nigeria che sembra smarrita, disorganizzata in campo…insomma la partita è più equilibrata del previsto e quindi la tifoseria mozambicana, sebbene poco organizzata dal punto di vista di coreografie e cori, è esaltatissima…applaude e si diverte! Il primo tempo vede un gol annullato per il Mozambico per fuorigioco…chiaramente qui mi sa che la moviola è un concetto ancora ignoto dal momento che in campo vedo solo un paio di telecamere…sui visi in pochi istanti si alternano l’esultanza per il vantaggio e poco dopo la delusione per la dubbia decisione arbitrale…la Nigeria solo in due occasioni si rende insidiosa con azioni che rocambolescamente si concludono con un salvataggio in extremis dell’ultimo difensore...quindi si conclude il primo tempo…
Intermezzo durante il quale si esibiscono le ragazze pon-pon sponsorizzate da Mcel ( compagnia di telefonia mozambicana) e in seguito il gruppo di capoeira “Ginga de Maputo”, con una roda molto acrobatica e coreografica…il pubblico apprezza ma non presta moltissima attenzione…tutti sono alle prese con il solito pollo arrosto da mangiare rigorosamente con le mani e tirato fuori da una carta che definire unta è dir poco!!!
Noi siamo tra i pochi bianchi ad assistere al match ma si respira aria di gemellaggio anche viste le nostre t-shirt mozambicane…
Inizia il secondo tempo e inizio a martellare il vicino alla ricerca di informazioni tecniche: pare che uno dei giocatori della Nigeria attualmente giochi nell’ Arsenal mentre il fuoriclasse mozambicano è il numero 7: Dominugez!
La partita nel secondo tempo vede i toni un po’ calare, la stanchezza si fa sentire ma non mancano occasioni da gol per il Mozambico che continua a tenere testa alla Nigeria…Scorre un altro brivido tra la curva quando il Mozambico segna …ma attenzione… per la seconda volta il guardialinee interviene ad annullare la rete!! Solo a questo punto scattano alcuni cori poco gentili all’indirizzo dell’arbitro e della madre che lo ha partorito…
Ho la sensazione di assistere ad un calcio più vero, piu ruspante, probabilmente meno tecnico di quello italiano ma per lo meno senza tutti i milioni di Euro che inquinano il nostro calcio in Europa, senza i Moggi della situazione, un calcio in cui c’è il pallone tra i piedi dei giocatori e non le veline di turno, dove il sudore scorre sulla pelle non depilata di giocatori che non simulano costantemente il fallo ma che piuttosto entrano decisi per fermare l’avversario…un calcio dove quasi non si necessita della presenza massiccia della polizia, non si assiste a violenza e nei confronti della tifoseria avversaria ci si esprime al massimo con l’espressione BUUUUUUU!!
Mentre mi perdo in questi ed altri pensieri favoriti dal thc, mi rendo conto che praticamente nulla degno di nota accade e la partita si conclude con un pareggio: Mozambico – Nigeria 0-0.
Sinceramente la Nigeria non ha fatto granchè in campo, mentre il Mozambico ha superato le mie aspettative ed anzi avrebbe meritato di vincere!
Mi auguro che il cammino dei nostri MAMBAS proceda verso il Mondiale 2010…ci mettono il cuore e se lo meritano!!
Chiaramente l’uscita dallo stadio non è stata agevole…traffico paralizzato per ore nel barrio di Machava, con musiche e danze senza fine per celebrare il risultato soddisfacente… e sulle facce dei tifosi felicità e sorrisi… mentre, armato della santissima pazienza infinita che sovente richiede il vivere in Mozambico, ci si è pian piano lasciati alle spalle lo stadio, mentre il sole tramontava…
Força MAMBAS!!!!

Il vs. Bruno Pizzul Africano, Dr. Gonzo!

CASSESE & Darfur... parte 2: botta e risposta!

Riporto qui di seguito le mie perplessita'e le domande che avevo indirizzato al Prof. Cassese in merito alla situazione in Darfur sul sito www.repubblica.it .
Seguono le sue stringate risposte.

Buongiorno, ho letto con attenzione l'articolo "Giustizia impossibile" da Lei pubblicato su Repubblica. Ho frequentato lo scorso anno un LLM organizzato dall'Università di Torino e dall'UNICRI in "International criminal law, international organizations and crime prevention" una parte del programma prevedeva proprio una moot court avanti all'ICC sul Darfur... ( peraltro io simulavo la difesa di un coimputato di al- Bashir... ed il mio cliente venne assolto!). Gia'in tale sede avevo manifestato le mie perplessità riguardo al Rome Statute e rule of procedure dell'ICC... oggi, avanti alla richiesta della Cina al Consiglio di sicurezza di sospendere l'ordine di arresto per il leader sudanese, pur condividendo appieno la Sua premessa secondo la quale "l'ordine di cattura della Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Bashir è moralmente giustificato in quanto egli ha il pieno controllo politico e militare del paese e quindi non può ignorare le atrocità che si commettono nel Darfur. Non può non esserne responsabile, quanto meno perché ha omesso di prevenire quei crimini o di punirne gli autori." mi chiedo e Le chiedo: attraverso quali strumenti si può affermare pienamente l'operato dell'ICC? Mi pare che dinnanzi al comportamento della Cina al Consiglio di Sicurezza ( NB trattasi della Cina nel caso del Darfur, domani potrebbero essere gli USA o la Russia per un altra fattispecie concreta!) si concretizzi il pericolo di delegittimare l'operato dell'ICC... Attraverso quali strumenti correggere queste distorsioni procedurali che stanno emergendo? (sempre che sia possibile...) Ed ancora, condivide la decisione dell'ICC di escludere dal capo di imputazione a carico di al - Bashir l'accusa di genocidio ex art. 6 ICC Rome Statute? Ringrazio anticipatamente per l'attenzione. Cordialità Diego Grassedonio
"1 e 2) La Corte penale può svolgere un'azione effettiva solo con la cooperazione degli stati, perché manda di una sua polizia giudiziaria capace di raccogliere prove, fare perquisizioni, interrogare testimoni, compiere arresti nel territorio di Stati sovrani. Perciò la giustizia internazionale deve essere prudente e saggia, altrimenti rischia di essere considerata poco credibile. 3) La decisione dei giudici di respingere la richiesta di Moreno Ocampo di incriminare Bashir anche per genocidio è stata corretta e saggia. Infatti i reati che il Procuratore ha qualificato come atti di genocidio sono crimini contro l'umanità: espulsione forzata di civili dai loro territori, stupro di massa, altre violenze contro le persone."
Antonio Cassese

mercoledì 25 marzo 2009

A chi si continua a chiedere che ci faccio in Mozambico....

Aggiornamento per tutti coloro i quali si continuano a chiedere di cosa mi occupo materialmente qui in Mozambico...allego di seguito l'articolo recentemente pubblicato sul sito UNICRI (http://www.unicri.it/news/0903-4_maputo-minors/index.php) relativo al corso di formazione per ufficiali di polizia che trattano con minori.
Buona lettura!
Allego la maccheronica e grossolana traduzione di google translate per chi dontspikinglisch...
Avv. Gonzo
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New training course for police to support minors' rights
Strengthening Police Officers Capacities in Dealing with Minors in Conflict with the Law

UNICRI, Maputo: On 11-12-13 March 2009 - UNICRI, organized a training course for police patrol officers in the area of rights of minors in conflict with the law. The training course was organized within the framework of the Programme “Strengthening Juvenile Justice in Mozambique,” which started in 2005 with the generous funding of the Italian Cooperation to improve life conditions of the juvenile population, focusing specifically on minors at risk or in conflict with the law.
In particular, the objective of the training course was to strengthen the capacities of those who patrol daily the streets of Maputo and who are in fact the first contact of minors at risk and in conflict with the law. The training was aimed at 100 patrol officers and resident police officers, including new elements of the Gabinetes de atendimento à Mulher e Criança. The training offered guidelines for police officers’ delicate task of dealing with minors by giving trainees an overview of the real difficulties that children encounter when they come into contact with the police, their rights, the new legislative package that the Government of Mozambique passed concerning the protection of children as well as retracing the path of a potential minor in conflict with law, from the squad to a possible custody in a Juvenile Rehabilitation Center.
During the opening of the training, on 11 March at 8.00 am, personalities such as His Excellency the Vice Minister of the Interior of Mozambique, Mr. Jose Mandra as well as His Excellency the Ambassador of Italy, Mr. Carlo Lo Cascio have been present to give their regards to the event.
Trainees were trained by governmental staff of the justice sector as well as UN officers and psychologists in order to achieve a comprehensive overview on properly managing all of the different facets of dealing with a minor. This includes legal frameworks, psychological and social aspects, as well as case studies and role-playing to better understand the phenomenon of minors in conflict with the law.
Police officers received information on the new legislative package regarding minors’ protection as well as different methods of intervention to care for children, strategic policies of the social welfare, information about the role of the police and a detailed explication on how to compile the datasheet of minors attended by the police to be inserted on the database. This database was set up by UNICRI to collect information on the statistical phenomenon of juvenile diversion. Moreover, the training included the psychological and social aspects of juvenile deviation, the area of community psychology and methods of intervention with minors. The training programme also provided a simulation where trainees played the different positive and negative attitudes of a potential patrol officer attending a minor, swapping then their respective roles as police/minor.
Strengthening the capacities of the police is really essential in order to spread the culture on the protection of minors by applying not only the principles of the law, but also by improving the effectiveness of prevention while dealing with difficult situations of minors in conflict with the law or at risk. It is foremost important that all minors are treated fairly and that they are given the opportunity and guidance to take responsibility for their mistakes so as to receive another chance in the future so they can become responsible adults and respectful citizens.




From left: General Commander of the Police, Mr. Jorge da Costa Khálau His Excellency the Ambassador of Italy, Mr. Carlo Lo Cascio, His Excellency Vice- Minister of Interior, Mr. José Mateus Mandra Head of the Dept. of Women and Children of the Police, Ms. Lurdes Mabunda, UNICRI Programme Coordinator, Ms. Andrea Rachele Fiore.


Nuovo corso di formazione per le forze di polizia a sostegno dei diritti dei minori.
Rafforzare le capacità della polizia nel trattare con minori in conflitto con la legge
UNICRI, Maputo: Il 11-12-13 marzo 2009 - UNICRI, ha organizzato un corso di formazione per agenti di pattuglia di polizia in materia di diritti dei minori in conflitto con la legge. Il corso di formazione è stato organizzato nel quadro del programma "Rafforzamento della giustizia minorile in Mozambico", che è iniziato nel 2005 con il generoso finanziamento della Cooperazione Italiana per migliorare condizioni di vita della popolazione giovanile, concentrandosi in particolare sui minori a rischio o in conflitto con la legge. Nello specifico, l'obiettivo del corso di formazione è stato quello di rafforzare le capacità di coloro che pattugliano quotidianamente le strade di Maputo e che sono in realtà il primo contatto dei minori a rischio e in conflitto con la legge.
La formazione è stata finalizzata a 100 agenti di pattuglia e funzionari di polizia.
La formazione indirizzata ai funzionari di polizia che svolgono il delicato compito di trattare con i minori, ha dato una panoramica circa le reali difficoltà che incontrano i bambini quando entrano in contatto con la polizia, i loro diritti, il nuovo pacchetto legislativo che il governo del Mozambico, nonché ha esaminato tutto il percorso di un minore potenzialmente in conflitto con la legge, dalla squadra di polizia fino ad un possibile affidamento del minore in un Centro di riabilitazione.
Durante l'apertura della formazione, in data 11 marzo alle 8,00 del mattino, personalità come Sua Eccellenza il Vice Ministro degli Interni, del Mozambico, Jose Mandra così come Sua Eccellenza l'Ambasciatore d'Italia, Carlo Lo Cascio sono stati presenti a dare il loro benvenuto.
I tirocinanti sono stati formati da personale governativo del settore della giustizia, nonché da funzionari delle Nazioni Unite e psicologi al fine di ottenere una panoramica completa sulla corretta gestione di tutte le diverse sfaccettature di fronte ad un minore. Ciò comprende quadri giuridici, psicologici e sociali, così come studi di caso e simulazioni per capire meglio il fenomeno dei minori in conflitto con la legge.
I funzionari di polizia ha ricevuto informazioni sul nuovo pacchetto legislativo in materia di protezione dei minori, politiche strategiche del benessere sociale, l'informazione in merito al ruolo delle forze di polizia e una dettagliata spiegazione su come compilare la scheda di identificazione dei minori che serve ad aggionare la banca dati. Questa banca dati è stata istituita dal UNICRI per la raccolta di informazioni statistiche sul fenomeno della criminalità giovanile. Inoltre e' stata trattata la formazione psicologica e gli aspetti della devianza sociale, la psicologia comunitaria e i metodi di intervento con i minori.
Il programma di formazione previsto anche una simulazione in cui si sono messi in scena i diversi atteggiamenti positivi e negativi di un potenziale agente di pattuglia che si approccia ad un minore, scambiando poi i rispettivi ruoli di polizia / minore.
Rafforzare le capacità delle forze di polizia è veramente essenziale al fine di diffondere la cultura relativa alla tutela dei minori da applicare non solo i principi della legge, ma anche di migliorare l'efficienza della prevenzione, in relazione a situazioni di difficoltà dei minori in conflitto con la legge o che sono a rischio. È soprattutto importante che tutti i minori siano trattati in modo equo e che essi abbiano la possibilità di formazione, orientamento e di assumersi la responsabilità per i loro errori, al fine di ricevere un'altra possibilità, in futuro, in modo che possano diventare adulti responsabili e cittadini rispettosi.