giovedì 14 aprile 2011

processo breve & prescrizione breve, giustizia è fatta?

Non è un caso che il Vostro affezionatissimo dr. Gonzo, avvocato per caso, torni a calcare le pagine di questo blog... la recente approvazione in parlamento delle norme relative al cosidetto "Processo breve" è argomento troppo scottante per passare in sordina: di fatto tale normativa getta un colpo di spugna non solo su un'enorme quantità di processi, ma va anche a colpire oltre ai procedimenti a carico del premier, anche quelli per reati particolarmente gravi e socialmente rilevanti. Tra questi ultimi l'inchiesta sui crolli seguiti al terremoto dell'Aquila, quello per la strage di Viareggio con 32 vittime, quello per il Crac Parmalat, con 100mila risparmiatori truffati e 22 persone imputate per bancarotta e associazione a delinquere, il processo per il Crac Cirio, il processo Eternit di Torino (dove ci sono quasi 3.000 parti offese) e quello per lo scandalo rifiuti a Napoli.
Innanzitutto ritengo opportuno fare chiarezza sul contenuto del testo approvato ieri alla Camera. Queste, in sintesi, le novità introdotte dal ddl:
via la norma transitoria.

Il testo uscito dalla commissione Giustizia della Camera ha modificato profondamente quello arrivato da Palazzo Madama innanzitutto cancellando la contestatissima norma transitoria che applicava il limite massimo per ogni fase del processo anche ai processi in corso, relativi a reati puniti con pena inferiore a 10 anni di reclusione e commessi fino al 2 maggio 2006.

Termine massimo per ogni fase del processo ma senza estinzione.
La commissione presieduta dalla finiana Giulia Bongiorno inoltre ha confermato i "termini di fase" per ciascun grado del giudizio, diversamente articolati in funzione della gravità del reato: per i reati puniti con pena inferiore a dieci anni: tre anni per il primo grado; due anni per l'appello; un anno e sei mesi in fase di Cassazione; un anno per ogni ulteriore grado del processo nel caso di annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione. Per i reati puniti con pena superiore: rispettivamente, quattro anni, due anni e un anno e sei mesi e un anno. Per reati di particolare allarme sociale, tra i quali quelli di mafia e terrorismo: cinque anni, tre anni, due anni e un anno e sei mesi. Tuttavia, il testo approdato in Aula non prevede l'estinzione del processo nel caso di 'sforamento' dei termini previsti dal provvedimento, bensì una comunicazione da parte del capo dell'ufficio giudiziario cui appartiene il giudice che procede al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la corte di Cassazione.

Prescrizione breve.
Nel corso dell'esame in commissione è stato approvato un articolo aggiuntivo del relatore Maurizio Paniz (Pdl) che modifica l'articolo 161 del codice penale in materia di effetti dell'interruzione della prescrizione del reato. Quando la prescrizione viene interrotta, in seguito agli atti previsti dall'articolo 160 del codice penale, il termine di prescrizione già decorso viene meno e comincia nuovamente a decorrere dal giorno dell'interruzione. Nel testo targato Pdl si pongono limiti al prolungamento del tempo necessario a prescrivere per gli incensurati: nell'articolo 161 del codice penale vigente un reato è prescritto una volta trascorsi gli anni del massimo della pena prevista da quel reato più un quarto (della pena stessa); con il nuovo articolo 161 si passa da un quarto ad un sesto. Fanno eccezione i reati di grave allarme sociale di cui all'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater (mafia, terrorismo e altri delitti ad essi assimilati), del codice di procedura penale.

Reati contabili. Nei giudizi davanti alla corte dei conti il processo si estingue se, dall'atto di citazione, sono trascorsi più di 3 anni senza che sia stato emesso il provvedimento che definisce il giudizio di primo grado. Un termine che scende a 2 anni in caso di appello.

Proiezioni realizzate tanto dal Consiglio superiore della magistratura quanto dall'Associazione nazionale magistrati denunciano che la nuova legge sul processo breve voluta da Pdl e Lega sarà nella sostanza un'amnistia mascherata con oltre 15.000 reati azzerati da un giorno all'altro!

Vorrei chiudere con un'ultima osservazione di Alexander Stille: la stragrande maggioranza degli italiani non sa di uno scandalo infinitamente più grande: il semplice fatto che la prescrizione può scattare a processo già iniziato. In tutte le altre grandi democrazie al mondo – ripeto: tutte tranne l’Italia – “l’orologio” della prescrizione si ferma nel momento della prima azione giudiziaria o dell’inizio di un processo. Perché? Per non incoraggiare strategie di dilazione tramite mille cavilli, in modo da fare decidere il processo non sul merito delle prove ma sulla base del tempo e della capacità degli avvocati di rimandare la giustizia.

La prescrizione esiste per i reati minori in tutti i sistemi per un buon motivo: impedire ai procuratori di pescare nel passato lontano per colpire un avversario. Ma una volta iniziato il processo non ci può più essere la prescrizione: così funziona negli Usa, in Francia, in Gran Bretagna, in Olanda e così via. Altrimenti si creano degli incentivi perversi per allungare i processi. Quando ieri ho spiegato il sistema italiano a una ex magistrata americana, lei è rimasta a bocca aperta e stentava letteralmente a crederci. “Ma è un invito ai cavilli! Si prolungheranno i processi e finiranno in un modo che non ha niente a che fare con la giustizia”. Era esterrefatta all’idea che l’orologio della prescrizione non si fermasse neppure dopo una condanna in primo grado e quindi che molti processi potrebbero venire annullati durante il processo di appello. “Ma non è possibile”.

L’anomalia italiana della prescrizione era più accettabile con il vecchio codice penale quando l’uso frequente delle prove scritte rendeva più veloci i processi. L’Italia ha abbracciato il dibattimento orale – raddoppiando i tempi dei processi – senza cambiare le regole sulla prescrizione. Un regalo ai delinquenti. Anzi, nel regno di Berlusconi, un primo ministro plurinquisito, le prescrizioni diventano sempre più brevi e l’Italia si allontana sempre di più dal resto del mondo.

lunedì 18 ottobre 2010

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO


Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.
(Kafka)



Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film capolavoro del cinema italiano girato nel 1970 (Oscar come Miglior Film Straniero) ma ancora oggi attualissimo.
Non mi dilungherò sulla trama, consiglio semplicemente di vederlo....

« Ho lasciato indizi dappertutto, non per fuorviare le indagini, ma per provare [...] la mia insospettabilità. Tuttavia, quando hai fatto condannare al tuo posto un innocente, la tua insospettabilità non è provata. »





http://it.wikipedia.org/wiki/Indagine_su_un_cittadino_al_di_sopra_di_ogni_sospetto
http://www.youtube.com/watch?v=KdNOYYAdyTs

venerdì 17 settembre 2010

Cosa resta?

COSA RESTA (Africa Unite)

Non si muove foglia ma tira brutta aria,

dal basso il gesto immobile non solleva polvere

su chi sta sopra e tira fili di collusioni equivoche

si annoda e poi si libera senza specchi per l’anima.

La farsa mi fa ridere, non mi diverte perdere ciò che ci spetta,

attraverso giri di parole, magiche metriche, tattiche verbali,

tra contraddizioni cicliche e overspeaking

percorriamo questo verde miglio verso il fondo.

Senza tentare di cambiare…

Si vive di distrazione dell’attenzione,

refrattari a perdere il potere di questo circo impastato di fango,

illuminano letti, tacchi e profumi di pelle giovane

fingono e fungono da luccichio per le allodole

distogliendo il gregge da importanti, reali, personali, ricorrenti problematiche

cercano di risolverle nel buio del palazzo

e in questo rovescio della medaglia si cuciono addosso il loro diritto su misura.

L’ingiusta giustizia è ormai consuetudine senza senso,

comoda abitudine, diverte consenso.

Persi tra vittime e sangue, strette di mani e sorrisi

obiettivi di parte costruiscono realtà fasulle,

sonorizzati da ipocriti discorsi a voce grossa

che confondono e ci offendono, diffondono e difendono la voce del padrone,

screditando testimoni, ex compagni d’affari

che hanno lasciato il tavolo del gioco, cambiato le carte

e si sa… quando i patti non son chiari, l’amicizia è breve.

Cercano una motivazione valida per l’opinione pubblica

Che giustifichi atteggiamenti forti, la repressione, l’eliminazione di chi non serve più,

se la posizione è scomoda, si può cadere giù.

In una piazza, in una cella può succedere

La situazione è irreparabile, che colpisce chi è più debole

Chi ha un vestito da colpevole, e non si spoglia più.

Ma allora cosa resta?

Purtroppo ci si sente soli in questa indifferente quotidianità,

scandita da libertà che sfugge,

tradita da una malata e debole Costituzione,

con difficoltà di vita, in mesi troppo lunghi e sempre più in salita.

Sono tanti gli intolleranti, le ronde, le uniformi,

ma da questa sicurezza, chi ci difenderà?

Questa non è fiction, solo fredda verità.

Vedo nero oggi giorno, credimi,

ma non c’è photoshop o editing

che possa modificare il colore delle cose,

solo consapevolezza e impegno possono cambiare la realtà, quindi…

Apri gli occhi e cercala, rincorrila, ricordala, vivila e difendila la nostra libertà.

giovedì 11 febbraio 2010

"indipendenti pubblici" Lezioni di democrazia di Massimo Gramellini

"Signor Premier, lei ha appena affermato che «non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici». Ora, non starò a scomodare il Montesquieu, famigerato comunista francese del Settecento, e nemmeno la Costituzione, smilzo best-seller del dopoguerra poi caduto nel dimenticatoio. Però vorrei rivelarle un segreto che apparirà bizzarro a chi, come lei, è un po’ litico e un po’ no: lo Stato e il governo non sono la stessa cosa. Sul serio: si può essere dipendenti dello Stato senza dipendere dal governo e dal suo capo.

Nell’imprenditoria privata, da cui lei proviene, sarebbe inimmaginabile. Nessuno può lavorare in un’azienda privata perseguendo interessi diversi da quelli del manager scelto dall’azionista. Nelle aziende pubbliche invece succede. E sa perché? Perché gli azionisti di uno Stato sono i cittadini. I quali scelgono il manager, cioè il premier, cioè lei, tramite libere elezioni. Ma nell’ingaggiarlo non gli delegano ogni potere. Soprattutto non gli riconoscono quello di considerare alle proprie dipendenze chiunque riceva uno stipendio pubblico. Per dire: i prefetti sono assistenti del manager e devono obbedirgli. I giudici no. I cittadini azionisti li pagano per applicare la legge a chiunque, anche al manager che gli stessi cittadini hanno assunto. E al fine di garantire la massima indipendenza a questi dipendenti molto particolari, rinunciano persino a nominarli direttamente. Follia pura, lo so. Si chiama democrazia. Il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri: lo sosteneva già Churchill, un comunistaccio che le raccomando. "

Pubblicato da Massimo Gramellini su "La Stampa" del 11.02.2010

lunedì 21 dicembre 2009

II semestre 2009...Yerevan!!

19.12.2009 Paris,
Aereoporto Charles de Gaulle

In attesa di volare per l’ennesima volta, mentre viene annunciata l’ultima chiamata del volo Air France per Rio di Janeiro che non prenderò mai e mentre apre il check-in del prossimo aereo per Helsinki al terminal 2D, mi ritrovo a dover attendere 6 ore prima che il mio volo AZ7377 per Torino decolli.
Decido quindi di approfittarne per prendermi cura di questa creatura che da troppo tempo trascuro… non per mio disinteressamento, ma per non avere avuto il tempo materiale durante tutti questi mesi di aggiornare il blog del Dr. Gonzo sulle mirabolanti avventure dell’”Avvocato per caso”.
C’è da dire che di novità da raccontare dalle vicissitudini mozambicane ad oggi ce ne sarebbero moltissime… sia vissute a livello personale e professionale dal sottoscritto, ma anche alcune riguardanti il Bel Paese ed il suo rapporto a dir poco tutto particolare con la Giustizia dopo l’avvento al potere del Cavaliere dal volto insanguinato…
Dopo un’estate vissuta tra la Sicilia e Malta, isole accomunate dal triste rimpallo di responsabilità circa il dovere di accoglienza dei migranti che sbarcano nel nostro continente in cerca di una vita migliore, durante Settembre il destino del Dr. Gonzo ha incrociato delle splendide opportunità per aggiustare la rotta della Sua carriera professionale alla deriva da quella condotta specchiatissima e illibata che dovrebbe contraddistinguere l’avvocatura.
Dapprima il Consiglio Nazionale Forense mi ha selezionato per prendere parte ad un progetto chiamato “Les Avocats au service des Avocats” organizzato dall’Agenzia di Cooperazione Giuridica Internazionale “Acojuris” e da “Avocats sans Frontieres” in collaborazione con l’Ordine Nazionale Forense italiano, francese e spagnolo. L’ambizioso progetto si occupa di formazione di avvocati in paesi nei quali il diritto alla difesa ed i diritti umani vengono violati (nello specifico trattasi di Algeria, Armenia e Colombia) ed io ne entro a far parte in qualità di formatore.
Successivamente “Save the Children- Italia”, la più grande organizzazione non governativa che si occupa di minori, mi coinvolge in qualità di project officer al progetto “CITY” per l’analisi delle buone prassi e delle debolezze del sistema giustizia minorile italiano con particolare focus sui minori stranieri, finalizzato ad una comparazione con le realtà della Francia, del Marocco e della Romania.
Insomma come sempre il vostro avvocato per caso lascia che il fiume di eventi lo trascini verso luoghi e realtà nuove, conscio che l’unica cosa che non muta è proprio il mutamento…
Si delineano le tempistiche ed i ruoli del progetto “Avvocati al servizio degli avvocati” e vengo assegnato alla missione in terra armena.
Non conoscevo granchè dell’Armenia, a parte il genocidio commesso nel 1915 da parte della Turchia che ha sterminato oltre un milione di armeni, dando inizio ad un secolo di orrore genocidiario che dall’armenia si è spostato all’Olocausto ( e leggo proprio oggi che ad Auschwitz ignoti hanno rubato la scritta “Arbeit mach frei” che troneggiava sinistramente all’ingresso… il sonno della ragione continua a generare mostri…) per poi toccare la terra d’Africa con gli stermini in Rwanda tra Hutu e Tutsi ed in Darfur perpetrato dalle milizie janjaweed con la collusione del governo sudanese, senza dimenticare il recente Congo e il conflitto serbo bosniaco dei Balcani degli anni novanta…
Certo avevo sentito nominare Charles Aznavour, musicista e cantautore armeno, così come avevo letto dei testi di Gurdjeff, filosofo e inventore di danze sacre che conducono a livelli superiori di coscienza e meditazione, infine ricordavo vagamente le notizie del terribile terremoto che sconvolse quella zona del Caucaso negli anni ’80 ma posso onestamente confessare che le mie conoscenze circa l’Armenia non andavano molto oltre…
Circa una settimana fa mi ritrovavo in questo stesso aeroporto in attesa di un aereo per Yerevan… finalmente si erano definiti i tempi ed i modi della missione in Armenia e davanti a me si presentava qualcosa di nuovo, un grosso punto interrogativo…stavo per recarmi nella capitale dell’Armenia per formare 10 avvocati armeni in materia di diritti umani e strumenti internazionali per assicurare il diritto alla difesa. Al mio fianco il supporto e l’esperienza di un collega francese che in questi giorni mi ha fatto riflettere parecchio sullo stato di salute del diritto internazionale e sulle direzioni da intraprendere su questo percorso…
Devo ammettere che adoro viaggiare perché ogni volta scopro qualcosa di nuovo e fantastico del mondo che letteralmente mi spiazza.
Anche in questo viaggio ho visto realtà del pianeta che mi hanno conquistato e che per questa ragione il Dr. Gonzo vorrebbe condividere con voi…
Ho visto un paese affascinante, dove si incrocia un passato sovietico facilmente riconoscibile dagli edifici imponenti e dall’uso massiccio dell’alfabeto cirillico; una fortissima influenza delle religione cristiano armena apostolica testimoniata dalle numerosissime chiese e monasteri in tutto il Paese; ma si sente anche la presenza dell’Oriente…(l’Armenia confina con l’Iran…) nei mercati dove l’odore ed i colori delle spezie inebriano gli avventori.
Ho notato le contraddizioni di questo paese davanti ai semafori dove si affiancano i taxi Lada sgangherati e vecchi di 30 anni e i Suv costosissimi di Bmw e Mercedes scintillanti…
Ho conosciuto giovani avvocati che credono profondamente nella loro professione e si battono quotidianamente per i diritti umani correndo anche rischi personali per la loro sicurezza, più tendenti verso gli ideali di giustizia che alle ragioni del proprio portafoglio…ma che si ritrovano davanti un muro insormontabile di corruzione, violenza e discriminazione…
Ho gustato la deliziosa cucina armena: le dolma, carne e riso avvolta in foglie di vite proprio come quelle che so incontrano a Cipro o in Grecia; il manti, delle specie di tortellini di carne davvero deliziosi, la frutta candita ipercalorica ed ipergustosa,… insomma un’esperienza culinaria inaspettatamente unica!
Non ho potuto fare a meno di provare quotidianamente il rinomato brandy armeno… tradizione a cui pare sia impossibile sfuggire…
Ho ammirato il monte Ararat, vero e proprio simbolo sacro per gli armeni ove secondo la Bibbia (Genesi 8.4) si sarebbe arenata l’Arca di Noè, il suo profilo che si staglia all’orizzonte, imponente ed irraggiungibile in quanto si trova in terra turca…
Ho parlato con il popolo armeno, gente di un’ospitalità senza limiti, sebbene l’incomprensione linguistica costituisca a volte un ostacolo insormontabile..
Tutto ciò ha lasciato un segno dentro di me, un frammento di esistenza che si aggiunge…oltre all’arricchimento che questa esperienza professionale mi ha dato: un occasione unica di confronto su metodologie di formazione, su competenze tecniche degli strumenti internazionali a difesa dei diritti umani e sulle esperienze a livello nazionale…
In alcuni momenti ero esterrefatto davanti a dichiarazioni di avvocati che evidenziavano quanto l’amministrazione della giustizia fosse arbitraria e manipolata e non ho resistito al bisogno di chiedere quale fosse secondo loro il modo per poter cambiare le storture del sistema…ma mi hanno risposto dicendo che la mia domanda era una domanda prettamente politica e non hanno aggiunto altro…su questa domanda insoluta vorrei concludere il report armeno del Dr. Gonzo citando l’autobiografia di Howard “ Mr. Nice” Marks, che sto leggendo in questi giorni…

-“E’ difficile considerare il traffico d’erba un vero e proprio crimine, Mac”
-“Certo che lo è, non parlare come un criminale, Howard. E’ Illegale.”
-“Credevo fossi d’accordo con me sul fatto che l’hashish non dovrebbe essere illegale. E’la legge ad essere sbagliata, non il commercio.”
-“Si sono d’accordo. Ma fino a quando la legge non cambierà, tu sei un criminale.”
-“Ma non credi, Mac, che abbiamo il dovere di cambiare le leggi cattive, nocive, pericolose?”
-“Si, ma attraverso la legge.”
-“Perciò tu useresti la legge per cambiare la legge?”
-“Naturalmente!”
-“Suppongo, allora che suggeriresti di salvare un uomo che sta affogando dicendogli di bere l’acqua fino a prosciugarla.”
-“Questa è sofisticheria, Howard. E tu lo sai.”


Il Vostro affezionatissimo (e sempre meno per caso…) Avv. Gonzo

mercoledì 15 luglio 2009

ripensando dall'Italia alle avventure africane... chapter 1: Kruger National Park - South Africa

Si apre qui la saga epica di viaggio in terra d'Africa Australe del sottoscritto avvocato Gonzo con Duke Crissi, la fedele compagna di viaggio....

Chapter 1: Kruger National Park - South Africa


Le foto parlano da sè...2 notti e 3 giorni spettacolari... safari!!!





Cheddire.... sebbene alcuni amici avevano presentato il Kruger come un parco nazionale troppo turistico l'avv. Gonzo e Issi Duke hanno adorato quest'escursione...la savana, i leoni, gli elefanti che ti attraversano la strada, le zebre, bufali, ippopotami, leopardi, giraffe... semplicemente fantastico!!



Sono rientrato da quasi 3 settimane dal Mozambico e ancora non ho avuto il tempo materiale di sperimentare il Mal d'Africa...l'estate europea tra Italia, Malta, Svizzera e Spagna non mi ha ancora permesso di rielaborare ex post i dettagli di un viaggio semplicemente incredibile...
Condividerò con voi alcuni degli scatti migliori di mille e mille foto di albe, tramonti, mare, paesaggi, sorrisi...
Stay tuned!
Avv. Gonzo






giovedì 28 maggio 2009

Kanimambo Maputo!

Maputo, 28 Maggio 2009

Il Vostro affezionatissimo Avv. Gonzo vi scrive dall’ufficio UNICRI di Maputo, ormai quasi completamente smantellato.
Domani sara’l’ultimo giorno di lavoro in questo progetto di rinforzo alla giustizia minorile in Mozambico. E’stata un’esperienza unica, intensa e indimenticabile ma, come tutte le cose, destinata ad esaurirsi.
Inutile cercare di raccontare in poche righe 5 mesi di lavoro, sembrerei riduttivo o potrei risultare prolisso, quindi lascio girovagare libere per la mia testa le esperienze maturate, sperando di poterle condividere con voi davanti a un buon bicchiere di vino…
Complessivamente mi sembra sia passato un sacco di tempo dalla mia partenza ma, guardando indietro, i singoli frammenti di questo pezzo di vita si sono susseguiti piu’ rapidamente di quanto immaginassi.
Peraltro era da parecchio che non scrivevo sul questo blog un post che mi riguardasse in prima persona…ma ora e’di nuovo il momento di farlo…da qualche giorno qui a Maputo e’arrivata anche Cristina…mi media laranja, con la quale trascorrero’ le prossime 3 settimane di “meritata” vacanza…3 settimane all’esplorazione del Mozambico ( che purtroppo finora ho avuto modo di conoscere solo sommariamente) tra atolli tropicali, eredita’coloniali portoghesi, immersioni tra squali balena e mante giganti, trasporti improvvisati e safari fotografici alla ricerca di leoni, elefanti, zebre e giraffe…contrattempi ed avvenutre tragicomiche…il programma mi riempie di adrenalina… e sicuramente offrira’ l’opportunita’di conoscere un volto diverso del paese e del suo popolo…sicuramente piu’autentico e rurale…
Saluto Maputo come un vecchio amico che mi ha saputo regalare momenti fantastici, che mi ha fatto conoscere nuove realta’musicali e mi ha permesso di parteciparvi attivamente, saluto il Gil Vicente, Il Nucleo de Arte, Rua de Arte, il prego no pão, il piri piri, il frango, Catembe, la Laurentina, il 33 andares, i pasteis de nata, i sorrisi delle persone che incontro per strada, i frangipani, e molto altro ancora che in questo momento mi sfugge ma che custodisco dentro di me, … saluto Maputo con un bagaglio di amicizie nuove, che spero di incontrare durante le prossime stazioni di questo viaggio… che non ha binari, ne’ fermate ben definite, ma procede senza sosta…
Kanimambo Maputo!
Avv. Gonzo

martedì 26 maggio 2009

CHIANGO !!!



The United Nations and the Government of Mozambique
protecting children’s’ rights


Inauguration of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centres of Chiango

Maputo - Friday, May 15 at 10.30 am, nr. 4 urban district, District Albasine


The United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute (UNICRI), after a long process of rehabilitating the structures, has opened the first Observation Centre and Juvenile Rehabilitation Center in Maputo - Mozambique - on 15th May, 2009.
The opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers is a result of the programme Strengthening of Juvenile Justice in Mozambique, funded by the Italian Government and carried out from UNICRI. The implementation of the programme and its results have been possible thanks to the agreement signed by UNICRI, executing agency, the Ministry of Justice of Mozambique, partner and beneficiary country, and the Italian Ministry of Foreign Affairs, donor of the programme. The programme began in 2005 with the aim of improving the lives of young Mozambicans - in particular of minors at risk or in conflict with the law. The opening ceremony of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers have been attended by many authorities: Her Excellency the Minister of Justice of Mozambique Ms. Benvinda Levi; His Excellency the Ambassador of Italy Mr. Carlo Lo Cascio; Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator in Mozambique; Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI programme coordinator, authorities of the city of Maputo, judges and magistrates of the Court of Minors, most of the Ambassadors in Mozambique, officials of UN agencies operating in Mozambique, NGOs, among others.
The first Observation and Juvenile Rehabilitation Centers will allow children under the age of 16 who commit offences (as established by the new legislative package approved on July 2008) to be followed by social operators, teachers and psychologists in a competent and professional environment. The aim of the establishment of these Centers is to rehabilitate minors through education, psychological guidance and vocational training to ensure their self-sustainability and a proper reintegration into society once completing the rehabilitation cycle. The Centres of Chiango will be able to accommodate 200 children of both sexes in infrastructures comprising of dormitories, classrooms, recreational areas, training laboratories (tailoring, handicrafts and shoes making), kitchen and a health centre.
The equipment of the centers of Chiango has been possible thanks to the support of the Italian Department of Juvenile Justice, which organized an international donation comprising of clothing for children, furniture and cars; and CMC which contributed to the value by sending the containers of the donation from Italy to Maputo as well as providing transportation in bringing the donation to Chiango. UNICRI also helped in the acquisition of the equipment and materials for an amount of U.S. $ 25.000.00 and donating the existing equipment in its office in Maputo with a total value of U.S. $ 100,000.00.
The opening of the first Observation and Juvenile Rehabilitation Centers for minors in conflict with the law is fundamental in order to achieve the principles formulated in the UN Convention on the Rights of the Child, such as the need for special safeguards and care, including appropriate legal protection for children, due to their physical and mental immaturity. Mozambique has initiated a process of compliance with international conventions, supporting competent authorities and promoting capacity building of institutions dealing with minors.
Within the new legislative package on the reform of the juvenile justice system, the judge of the Tribunal for Minors, before applying the most appropriate measures, might order a mandatory period of observation in the Observation Centre for the definition of the personality and temperament of the minor, investigate on the conditions of the family as well as the social environment where the minor lives. The observation period will then enable the judge to draw conclusions for the adoption of the most appropriate measure to apply for the minor. Among the measures of crime prevention, the confinement in the new Juvenile Rehabilitation Centre is the measure applicable only to those minors with serious socio-familiar deviation, violent behavior or for committing particular severe offences.
"The opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centers of Chiango for minors in conflict with the law will allow the reintegration of the child avoiding that tomorrow the minor will be abandoned by the community. Minors are not criminals, they need care and education so that tomorrow will become responsible citizens" says Ms. Andrea Rachele Fiore, coordinator of the UNICRI programme.

Cheering to the Opening of the Observation and Juvenile Rehabilitation Centre; from left: Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator of Mozambique, H.E. Carlo Lo Cascio, Italian Ambassador in Mozambique, H.E. Benvinda Levi, Minister of Justice, Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI Programme Coordinator.


While explaining the laboratories; from left: Ms. Andrea Rachele Fiore, UNICRI Programme Coordinator, H.E. Carlo Lo Cascio, Italian Ambassador in Mozambique, Mr. Ndolamb Ngokwey, UN Resident Coordinator of Mozambique, H.E. Benvinda Levi, Minister of Justice, Mr. Samo Gonçalves, Focal Point of the Ministry of Justice for the UNICRI Programme, Mr. Zenafrino Zandamela, Director of SNAPRI.

mercoledì 13 maggio 2009

...diritti dei migranti...

Diritti umani e sicurezza
di ANTONIO CASSESE

Alla base del respingimento in alto mare di centinaia di migranti clandestini vi è un grave scontro tra interessi nazionali e valori della comunità internazionale. L'immigrazione clandestina è certo un problema molto serio, soprattutto ora che essa aumenta a ritmi vertiginosi. Spesso i clandestini non hanno documenti, e quindi è difficile identificarne la nazionalità; tra essi si nascondono criminali; soprattutto, i flussi migratori, aumentando rapidamente, incidono seriamente sul nostro mercato del lavoro.
Tuttavia, respingendo centinaia di clandestini verso la Libia, si viola un principio essenziale della comunità internazionale, un principio di solidarietà consacrato nell'Articolo 33 della Convenzione sui rifugiati del 1951: che impone ad ogni Stato contraente di non espellere o respingere un rifugiato verso territori in cui "la sua vita e la sua libertà possono essere minacciate a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un particolare gruppo sociale o opinione politica". Dopo il 1951 questo principio si è esteso a tutti gli immigranti, anche a coloro che non hanno ancora lo status di rifugiato ma intendono acquisirlo o chiedere asilo politico. Anche se tra le centinaia di clandestini che il ministro Maroni ha fatto rinviare in Libia vi erano solo 30 o 40 perseguitati politici o cittadini di paesi profondamente autoritari, essi avevano diritto di ingresso in Italia, perché venisse accertato e riconosciuto il loro status.
L'azione italiana, facendo prevalere interessi di sicurezza ed economico-politici nazionali sull'obbligo internazionale di rispettare i diritti umani, si è posta in conflitto con quei diritti. Ma il problema è serio, e non ci si può limitare a criticare il Governo perché adotta misure di corto respiro e contrarie a valori internazionali. E' evidente che bisogna porre mano a soluzioni destinate nel lungo periodo a ridurre e controllare i flussi migratori, in armonia però con le norme internazionali che siamo tenuti a rispettare. Penso a due direttrici di azione.

Anzitutto, si potrebbe chiedere alla Libia di consentire a nostri funzionari di assistere le autorità libiche nell'identificare i migranti che abbiamo respinto e respingiamo verso la Libia. Insieme potrebbero accertare se tra essi si trovano persone che hanno diritto allo status di rifugiato (perché sono perseguitate, o temono di essere perseguitate, nei loro paesi di origine, per ragioni politiche, razziali, religiose, ecc.) o che hanno diritto all'asilo politico previsto dall'Articolo 10 della nostra Costituzione (che lo concede a chi non può godere in patria delle libertà democratiche che noi garantiamo in Italia). In tal modo si potrebbe salvaguardare l'interesse a non far entrare nel nostro territorio valanghe di clandestini, assicurando però il rispetto dei diritti di cui alcuni di essi devono godere.
Un'altra misura si avvarrebbe del concorso dell'Europa e si basa sul concetto che è bene che gli altri paesi dell'Unione europea facciano la loro parte (concetto su cui ha giustamente insistito Maroni qualche settimana fa). Esiste dal 2004, con sede a Varsavia, un agenzia dell'Unione, chiamata Frontex, che si occupa della "gestione delle frontiere esterne". Ebbene, quest'agenzia potrebbe aiutare le nostre autorità sia a pattugliare le coste, sia ad identificare gli immigrati e a facilitare il rimpatrio dei clandestini che non hanno diritto allo status di rifugiato o il diritto di asilo.
Queste ed altre misure di ampio respiro potrebbero forse prevenire ulteriori lesioni di importanti valori internazionali.

lunedì 4 maggio 2009

UNICRI team, Maputo Field Office


Maputo, 04.05.09
Foto del team UNICRI operativo nel field office di Maputo!
Formazione (da sinistra verso destra):
- Rodolfo (motorista);
- Andrea (programme coordinator);
- Ilaria ( junior fellow e memoria storica del programma);
- Berta (segretaria);
- Dulce (empregada);
- Edith (assistente amministrativa);
- Dr. Gonzo (junior fellow).