lunedì 18 ottobre 2010
INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano.
(Kafka)
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film capolavoro del cinema italiano girato nel 1970 (Oscar come Miglior Film Straniero) ma ancora oggi attualissimo.
Non mi dilungherò sulla trama, consiglio semplicemente di vederlo....
« Ho lasciato indizi dappertutto, non per fuorviare le indagini, ma per provare [...] la mia insospettabilità. Tuttavia, quando hai fatto condannare al tuo posto un innocente, la tua insospettabilità non è provata. »
http://it.wikipedia.org/wiki/Indagine_su_un_cittadino_al_di_sopra_di_ogni_sospetto
http://www.youtube.com/watch?v=KdNOYYAdyTs
venerdì 17 settembre 2010
Cosa resta?
COSA RESTA (Africa Unite)
Non si muove foglia ma tira brutta aria,
dal basso il gesto immobile non solleva polvere
su chi sta sopra e tira fili di collusioni equivoche
si annoda e poi si libera senza specchi per l’anima.
La farsa mi fa ridere, non mi diverte perdere ciò che ci spetta,
attraverso giri di parole, magiche metriche, tattiche verbali,
tra contraddizioni cicliche e overspeaking
percorriamo questo verde miglio verso il fondo.
Senza tentare di cambiare…
Si vive di distrazione dell’attenzione,
refrattari a perdere il potere di questo circo impastato di fango,
illuminano letti, tacchi e profumi di pelle giovane
fingono e fungono da luccichio per le allodole
distogliendo il gregge da importanti, reali, personali, ricorrenti problematiche
cercano di risolverle nel buio del palazzo
e in questo rovescio della medaglia si cuciono addosso il loro diritto su misura.
L’ingiusta giustizia è ormai consuetudine senza senso,
comoda abitudine, diverte consenso.
Persi tra vittime e sangue, strette di mani e sorrisi
obiettivi di parte costruiscono realtà fasulle,
sonorizzati da ipocriti discorsi a voce grossa
che confondono e ci offendono, diffondono e difendono la voce del padrone,
screditando testimoni, ex compagni d’affari
che hanno lasciato il tavolo del gioco, cambiato le carte
e si sa… quando i patti non son chiari, l’amicizia è breve.
Cercano una motivazione valida per l’opinione pubblica
Che giustifichi atteggiamenti forti, la repressione, l’eliminazione di chi non serve più,
se la posizione è scomoda, si può cadere giù.
In una piazza, in una cella può succedere
La situazione è irreparabile, che colpisce chi è più debole
Chi ha un vestito da colpevole, e non si spoglia più.
Ma allora cosa resta?
Purtroppo ci si sente soli in questa indifferente quotidianità,
scandita da libertà che sfugge,
tradita da una malata e debole Costituzione,
con difficoltà di vita, in mesi troppo lunghi e sempre più in salita.
Sono tanti gli intolleranti, le ronde, le uniformi,
ma da questa sicurezza, chi ci difenderà?
Questa non è fiction, solo fredda verità.
Vedo nero oggi giorno, credimi,
ma non c’è photoshop o editing
che possa modificare il colore delle cose,
solo consapevolezza e impegno possono cambiare la realtà, quindi…
Apri gli occhi e cercala, rincorrila, ricordala, vivila e difendila la nostra libertà.
giovedì 11 febbraio 2010
"indipendenti pubblici" Lezioni di democrazia di Massimo Gramellini
Nell’imprenditoria privata, da cui lei proviene, sarebbe inimmaginabile. Nessuno può lavorare in un’azienda privata perseguendo interessi diversi da quelli del manager scelto dall’azionista. Nelle aziende pubbliche invece succede. E sa perché? Perché gli azionisti di uno Stato sono i cittadini. I quali scelgono il manager, cioè il premier, cioè lei, tramite libere elezioni. Ma nell’ingaggiarlo non gli delegano ogni potere. Soprattutto non gli riconoscono quello di considerare alle proprie dipendenze chiunque riceva uno stipendio pubblico. Per dire: i prefetti sono assistenti del manager e devono obbedirgli. I giudici no. I cittadini azionisti li pagano per applicare la legge a chiunque, anche al manager che gli stessi cittadini hanno assunto. E al fine di garantire la massima indipendenza a questi dipendenti molto particolari, rinunciano persino a nominarli direttamente. Follia pura, lo so. Si chiama democrazia. Il peggiore dei regimi, esclusi tutti gli altri: lo sosteneva già Churchill, un comunistaccio che le raccomando. "
Pubblicato da Massimo Gramellini su "La Stampa" del 11.02.2010