martedì 28 aprile 2009

MOZAMBIQUE JAZZ FESTIVAL 2009


Maputo, 10-11 Aprile 2009

La seconda edizione del Mozambique Jazz Festival si è tenuta in data 10-11 Aprile presso il ‘Parque dos Continuadores’ in Maputo.
Si tratta di un festival caratterizzato da una mistura fina di artisti nazionali ed internazionali accomunati dal linguaggio marcatamente jazz in tutte le sue sfaccettature.
L’evento è stato creato per valorizzare e promuovere la musica mozambicana e per favorire l’interscambio di esperienze di musicisti con background diversi.
Complessivamente hanno assistito al festival oltre 10.00 persone, un pubblico variegato ed entusiasta costituito prevalentemente da mozambicani ma con una consistente presenza di sudafricani ed internazionali residenti in Maputo.
La line up del programma ha visto susseguirsi artisti locali tra i quali la U.E.M. Youth Band dell’Università Eduardo Mondane di Maputo ed il talentuoso Jorge Domingos; musicisti mozambicani affermati internazionalmente quali Moreira Chonguiça, 340 ml e Stewart Sukuma oltre ad alcuni guest internazionali del calibro di Spyro Gyra, Hugh Masekela, e Norman Brown.
Purtroppo, a causa di alcuni contrattempi all’impianto audio, la prima giornata del festival è iniziata con alcune ore di ritardo, compromettendo la programmazione delle performance, ma in fondo il Jazz è anche improvvisazione...
Per compensare l’attesa aprono il festival gli attesissimi Spyro Gyra.
La pluripremiata band nordamericana ha prodotto durante la sua proficua carriera più di 25 album di successo e venduto oltre dieci milioni di copie. Il loro stile è marcatamente fusion jazz e lo show inizia con alcuni brani storici della band, avvio molto smooth ma che coinvolge per la nitidezza del suono per poi decollare, anche grazie alla maestria del batterista, al suo assolo incredibile ed all’affiatamento con il basso, verso universi caratterizzati da groove e funk, facendo saltare la platea e dando ufficialmente inizio alle danze. Gli Spyro Gyra chiudono tra gli applausi entusiasti del pubblico, confermandosi una band di riferimento nella scena fusion.
Durante la successiva performance di Zambesi River Project e della Banda Nondjie decido di dedicarmi all’esplorazione degli stand gastronomici che offrono pollo grigliato alla zambesiana e cerveja Laurentina.
Attira nuovamente la mia attenzione lo show di Zama Jobe, una giovane e talentuosa cantante afro soul jazz sudafricana dalla voce particolarissima e con approccio al palco umile e semplice sebbene estremamente spirituale. Sostenuta da una solida band, ipnotizza il pubblico con brani tratti dal suo album ‘Ndoni Yamanzi’ in cui Zama Jobe invita ad attuare l’onesto modello di vita dei villaggi africani anche nei contesti urbani.
Artista rivelazione del primo giorno del Moçambique Jazz Festival!
A seguire si esibisce il chitarrista mozambicano Nanando che, nonostante inizi a suonare alle 4 di mattino, sdrammatizza circa i contrattempi organizzativi e scalda la platea con la sua tecnica unica. Ciò nonostante il sottoscritto, infreddolito dal vento freddo che si è alzato, decide di abbandonare il festival senza assistere alle performance di Lizha James e di Moreira Chonguiça.


il Dr. Gonzo ipnotizzato dalla musica tra la folla ....

Il secondo giorno del Moçambique Jazz Festival si svolge senza alcun disguido organizzativo e qualitativamente riesce ad offrire momenti indimenticabili.
Dopo la brillante apertura della UEM Youth Band e di Jorge Domingos asssito allo show di Wazimbo, musicista che da oltre 45 anni canta musiche fortemente influenzate dalla musica tradizionale mozambicana, perfetta simbiosi di ritmiche Majika e Marrabenta con sfumature di Semba angolana, ereditata dalle sue passate collaborazioni. Vera e propria memoria storica della musica del suo paese, già si esibiva nei locali di Maputo quando ancora la città si chiamava Lourenço Marques ed era sotto l’influenza coloniale portoghese, in seguito assistette personalmente alle atrocità della guerra civile ed oggi testimonia con energia il suo orgoglio mozambicano. Nel 2001 la sua canzone più famosa, Mwahulwana, venne inserita nella colonna sonora del film di Sean Penn “The Pladge”. Si esibisce accompagnato da ballerine afro che alzano la temperatura del pubblico numerosissimo in fremente attesa del concerto di Hugh Masekela.
Reduce dalla sua coinvolgente performance della settimana precedente al Cape Town Jazz Festival durante la quale si sono celebrati i suoi 70 anni, il leggendario trombettista sudafricano è conosciutissimo in Mozambico, paese con il quale ha un feeling particolare come testimoniano le sue stesse parole rivolte al pubblico. Invita i musicisti mozambicani a coltivare le loro radici tradizionali, la loro identità culturale, dichiara spudoratamente il suo amore per il Mozambico, definisce il paese un’inestimabile fonte di ispirazione, terra bellissima e con persone splendide. A questo punto il pubblico esulta ed acclama Masekela chiamadolo confidenzialmente ‘Hugo’. Esegue alcuni brani tratti dal suo ultimo album ‘Phola’, interamente dedicato proprio al Mozambico, tra cui il brano ‘ Moz’. Timbrica caldissima sul filicorno come alla voce, Hugh Masekela ruggisce come un leone accompagnato da musicisti talentuosi, passando da alcuni suoi classici tra cui ‘Stimela’ che racconta delle durissime condizioni di vita dei minatori con i suoni onomatopeici dei treni a vapore dei convogli di carbone. In omaggio all’afrobeat di Fela Kuti suona una versione coinvolgente di ‘Lady’ e chiude il suo show tra uno scroscio di applausi.
Segue l’esibizione di Mingas e della sua voce d’oro che da trenta anni risuona per il Mozambico e non solo. Prese parte negli anni ’80 al progetto ‘Orchestra Marrabenta Star del Mozambico’ con il quale registrò ‘ Elisa we Gomara Saia’, brano divenuto parte del bagaglio popolar-culturale mozambicano. Attraverso Radio Mozambico viene conosciuta in Portogallo, Capo Verde, Francia, Inghilterra ed Olanda. Nel 1988 partecipò al concerto ‘ Child Survival and Development Symposium’ in Zimbabwe esibendosi al fianco di artisti quali Miriam Makeba, Harry Belafonte, Paul Simon e Manu Dibango. Voce davvero sorprendente che viene giustamente acclamata dalla folla.
A questo punto la programmazione del festival subisce una piacevole variazione e si dà spazio a Moreira Chonguiça che, a causa dei disguidi organizzativi, non ero riuscito a vedere il giorno precedente. Giovane saxofonista di origine mozambicana che da anni vive in Cape Town, ove si è laureato in etnomusicologia. Tecnicamente formato dal jazz ma fortemente influenzato dal funk si esibisce con il suo gruppo ‘Moreira Project’ con il quale ha da poco pubblicato ‘Citizen of the World’, album dove trova ampio spazio il groove ed il soul. Lo show ha inizio con il sax di Moreira che suona in mezzo alla folla mentre la band è sul palco, spiazzando così il pubblico che una volta realizzato quanto accade si esalta ed apre la strada al palco a Mr. Chonguiça. I musicisti che lo accompagnano si cimentano in arditi cambi armonici e divisioni ritmiche dinamiche su cui sovrasta la timbrica incredibile del sax di Moreira. Entusiasta per la performance mi riprometto di acquistare ‘Citizen of the world’.
L’alto livello dei concerti del secondo giorno del Moçambique Jazz Festival continua con Norman Brown. Nato in Louisiana ma trasferitosi in Kansas City il chitarrista americano era tra gli artisti più attesi al festival ed appena le sue dita toccano le corde della sua Ibanez ne comprendo immediatamente la ragione: possiede un talento sorprendente, linee melodiche sempre fresche ed una cascata inarrestabile di note. Personalmente non conoscevo questo artista impressionante, mentre il pubblico mozambicano conosceva a memoria i suoi temi tratti dagli album come ‘Stay with me’ e ‘Just Chillin’. Ad un certo punto il chitarrista si lancia in uno scat con il quale coinvolge la folla che risponde prontamente scaturendo la reazione sorpresa dello stesso che suona con il sorriso stampato in faccia tutto il tempo, in estasi. La sua tecnica si richiama a Jimi Hendrix, Wes Mongomery e Gorge Benson, tre musicisti apparentemente inconciliabili e con peculiarità differenti ma che incredibilmente coinvolgono in uguale misura in Norman Brown quando esegue un medley di brani dei suoi riferimenti musicali. Chiude acclamato dalla platea eseguendo alcuni brani tratti dal suo ultimo album ‘After the storm’.
Il pubblico più giovane del Moçambique Jazz Festival già dal pomeriggio era in fervente attesa per lo show dei 340 ml, quartetto composto da musicisti mozambicani che continuano la loro promettente carriera da Città del Capo. Sul palco dimostrano capacità di miscelare reggae, soul, jazz, marrabenta mozambicana e ritmi latini. Propongono brani del loro album d’esordio ‘Moving’ con il quale la band ha conquistato una platea mondiale con brani come ‘Midnight‘ e ‘ Shotgun’ e musiche tratte dall’ultima incisione ‘ Sorry for the delay’. I 340 ml invitano sul palco come ospite ed amico speciale Moreira Chounguiça che nuovamente stupisce con il suo sax coinvolgente.
Chiude la kermesse musicale lo show di Stewart Sukuma, chitarrista e cantante mozambicano che unisce ritmiche del suo paese d’origine a melodie afrobrasiliane e può vantare prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Chico Antonio e Gilberto Gil. Performance molto gradita dal pubblico sebbene non propriamente ricollegabile al contesto jazz ma comunque fortemente influenzata dalla world music. La sua voce esplora il portoghese l’inglese ed anche le lingue africane Changana, Coti, Chuabo, Swahili, Zulu e Tsonga. Ospite sul palco Werner Puntigam al trombone al fianco di Stewart Sukuma nellésecuzione dei successi del suoi primo album ‘Afrikiti’.
Anche la seconda giornata del Mozambique Jazz Festival si conclude tra gli applausi della platea, decretando il successo di questo evento che ha saputo offrire ottima musica e ha indubbiamente incentivato l’interscambio di esperienze musicali tra artisti mozambicani ed internazionali.
http://www.mozjazzfest.com/

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