venerdì 6 febbraio 2009

halakavuma


Maputo, 3 Febbraio 2009

Scrivo mentre su Maputo sta impazzando una tempesta tropicale…non ho mai assistito a nulla di simile…il cielo illuminato a giorno per una frazione di secondo da un lampo, poi subito segue un altro fulmine, ed un altro ancora.. come se fossero mille flash di macchine fotografiche che scattano ininterrottamente durante l’insediamento del primo presidente nero della storia degli Stati Uniti…
Incredibile la potenza della natura qui in Africa! Le strade sono ormai diventate dei fiumi in piena e moltissime persone camminano tranquillamente per la strada, quasi come se niente stesse succedendo…qualcuno ha in mano un ramo di Kwangula Tilo…secondo la tradizione nel Sud del Mozambico, le tempeste possono far scoppiare il petto di chi non tiene in mano un ramo di questa , pianta rampicante…
Inoltre, in occasione degli acquazzoni, si dice che scenda dai cieli l’ halakavuma, mammifero con le squame che abita tra i defunti e che cade in terra per consegnare novità al mondo, le provenienze dell’avvenire…
Come se non bastasse oggi si celebra la festa nazionale degli eroi mozambicani, quest’anno dedicata e Edurado Chivambu Mondlane, primo presidente della FRELIMO ( Frente de Liberçao de Moçambique, movimento impegnato nella lotta per l’indipendenza dal colonialismo portoghese ed attuale partito politico al potere), un mozambicano che ha lavorato per diversi anni per le Nazioni Unite assassinato proprio 40 anni fa con una busta esplosiva…
Immagino come si debba stare in questo momento nelle sovraffollate baracche di lamiera delle periferie...vorrei riuscire a teletrasportaci quei 3 poveri vigliacchi ignoranti ( per non scrivere coglioni… oh cazzo, l’ho scritto!) che hanno ridotto in fin di vita e probabilmente ucciso l’immigrato extracomunitario indiano tristemente saltato alla ribalta delle cronache del bel paese…dove mi sembra di capire impazza una preoccupante ondata di razzismo, intolleranza e violenza…vorrei essere nominato difensore d’ufficio di questi assassini…invitarli qui a Maputo per decidere la strategia difensiva (?), e poi mollarli nel barrio più malfamato, tra neri, induisti mussulmani e cinesi che loro definirebbero negri, talebani e musi gialli...mentre impazza questa tempesta… vederli tremanti come delle foglie di Kwangula Tilo, mentre sta per scoppiare loro il petto per la paura…
Temporali come questo lavano letteralmente la città, a volte quasi la purificano, portando via con sé i rifiuti accumulati a bordo strada; altre volte scatenano problemi gravissimi, mandando irrimediabilmente in tilt il precario sistema fognario cittadino. L’ halakavuma non mi si è ancora rivelato e quindi non conosco quali saranno gli esiti di questa tempesta tropicale, né cosa mi si prospetta qui in Mozambico nei mesi a venire.
Intanto guardando il calendario mi rendo conto che è passato un mese da quando ho messo piede in questo paese…ed ho fatto mie alcune osservazioni scritte da Mia Couto…qui in città ho osservato l’avidità degli arricchiti a cui tutto è permesso, tutti gli opportunismi, tutte le slealtà. Tutto sembra convertito in fieno, materia da mangiare, ruminare e digerire in pance che si riempiono. E tutto questo accanto a penose miserie. Le organizzazioni internazionali danno denaro per appoggiare l’assistenza sociale. Ma questo denaro non arriva mai a chi ha realmente bisogno. Tutti si sono convertiti in capretti. E, come si sa, il capretto mangia dove è legato… chissà cosa penserebbe oggi il rivoluzionario Mondane del suo paese…
Mi viene in mente quel brano di Bob Marley del 1974, dove dice “ Them belly full, but we hungry/ A hungry mob is an angry mob. A rain is fall, but the dirt is tough/ A pot cook, but the food no nough”.
(traduz: loro con le pance piene, noi affamati/ ed una folla affamata e’ una folla arrabbiata. Piove, ma lo sporco e’resistente/ la pentola cuoce, ma il cibo non basta…).
Ho compreso che qui in Africa la musica rappresenta un vettore popolare di speranze collettive, sofferenze e contraddizioni. Parole bianche come sudari, rosse come vittime insanguinate, nere come la pelle, verdi come foreste.
A volte un ritornello vale più di tanti discorsi visto che quelle semplici parole illustrano limpidamente la coscienza civile: la vecchietta della strada non compra il giornale, semmai ci avvolge rissois e chamussas ( pastelle fritte ripiene di gamberi o carne). La canzone invece arriva dappertutto. La mulher la ascolta anche pestando la manioca per preparare la xima.
In questi giorni ho potuto assistere a diversi eventi musicali. Il festival di musica marrabenta, praticamente considerata musica nazionale e caratterizzata da uno stile vivace e leggero che si ispira alla tradizionale majika tipica delle zone rurali della provincia di Gaza, accompagnata da una danza dallo stesso nome. Durante il festival si sono esibiti diversi artisti ognuno con proprie peculiarità ma tutti caratterizzati dalla passione comune per questo genere musicale coinvolgente.
Ho anche assistito ad un concerto di Chico Antonio, celebre musicista mozambicano che si è esibito accompagnato da un incredibile suonatore di timbila ( una specie di xilofono di legno con zucche come casse di risonanza) e da un talentuoso chitarrista del Madagascar. La performance rientrava in un progetto di interscambio culturale tra Mozambico e Madagascar denominato “EncontrArte”.
Infine, proprio due giorni fa, sono stato invitato dallo stesso Chico Antonio a suonare al Nucleo d’Arte, locale alternativo di Maputo sempre affollato di artistoidi. E’ stata una jam session intensa, afro, jazz, funk… nella quale ho avuto il piacere di suonare con una sezione ritmica completamente composta da black…con i ritmi ipnotici di basso e percussioni su cui il mio sax alto, il flauto traverso di Chico e il sax soprano di Ze’ Maria intraprendevano voli pindarici…chiaramente sostenuti da whisky e cerveja a fiumi!
Con il placarsi del temporale mi sembra di sentire l’halakavuma sussurrarmi qualcosa nell’orecchio.. mi parla in changana, il dialetto locale,e non riesco ancora a intendere perfettamente ciò che mi dice…ma ne intuisco il senso… parla di un avvocato per caso, difensore di criminali la cui unica arma è la musica…che ti colpisce dritto al cuore.
Avv. Gonzo

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